In memoria di Giovanni Assereto , disegnatore e collezionista, immagini e cartoline tratte dalla sua raccolta e dai suoi lavori.
mercoledì 29 aprile 2015
San Siro di Struppa
L’antichissima chiesa abbaziale benedettina intitolata a San Siro sorse nel Medioevo lungo la strada della Val Bisagno (che allora correva a mezza costa e non sul fondovalle, per evitare le piene del torrente), all'importante crocevia tra la strada che attraverso il valico di Creto portava a Montoggio, in Valle Scrivia e quella per la Val Trebbia. Le poche case che formano il borgo di San Siro, situato a 168 m s.l.m., un tempo facevano parte integrante dell’abbazia.
La pieve sorge nei pressi del luogo dove secondo la tradizione sarebbe nato il santo, vescovo di Genova nel IV secolo, ed è considerata il monumento storico più importante della Val Bisagno. Vicino alla chiesa si trova l’oratorio di Sant'Alberto e Sant'Antonio Abate. Nei suoi oltre mille anni di vita, la chiesa ha subito numerose modifiche e ristrutturazioni.
Si ritiene che una prima chiesa o cappella esistesse in questo luogo fin dal V secolo, negli anni immediatamente successivi alla morte di San Siro, ma le prime notizie risalgono al 955. La chiesa, consacrata nel 1025, come racconta Jacopo da Varazze, in quell'anno divenne abbazia dei benedettini per volere del vescovo di Genova Landolfo I.
Verso la fine dell’XI secolo i Benedettini lasciarono l’abbazia al clero diocesano e si stabilirono a Sant’Eusebio.
La chiesa, considerata già “vecchia” in documenti del 1125, fu probabilmente ricostruita nella prima metà del XII secolo, come testimonia l’analisi storico-artistica, che la colloca nel pieno del romanico genovese di quel periodo, pur non essendoci documenti che attestino questa circostanza.
Citata come pieve nel registro delle decime del 1143, la chiesa, che disponeva di numerose rendite e di lasciti di cittadini, estendeva la sua giurisdizione a sei rettorie: San Cosma e Damiano, San Giovanni di Aggio, San Martino de Corsi, San Martino di Struppa, Sant'Eusebio e Santa Maria di Molassana. Tutta questa zona fino al XIV secolo era indicata come “Mollicciana” e per questo la pieve di San Siro era chiamata “San Siro de Mollicciana”. Fu solo dal XV secolo che Molassana e Struppa divennero entità amministrative distinte, per ritrovarsi poi entrambe inglobate nella Grande Genova nel 1926. Sruttura e facciata, più volte modificate nel corso dei secoli, furono restaurate nella forma attuale nel 1963.
Fronte della chiesa
Retro e campanile.
Il campanile, alto trentadue metri, ha una pianta quadrata con cuspide piramidale, ed è basato sull'ultima campata della navata destra.
Interno ligneo del tetto:
Navata sinistra con il Polittico di San Siro.
Altare e navata sinistra
Altare, realizzato nel 1963, con reliquia del Santo.
La reliquia originale fu rubata nel 1979. Si trattava di un braccio di San Siro che era stato donato alla chiesa dal vescovo Landolfo I nel 1025 ed era conservata in un prezioso reliquiario d'argento donato nel 1629 dal patrizio Giovanni Battista Lercari. In sostituzione della reliquia scomparsa l’arcivescovo Giuseppe Siri ne donò un'altra, già conservata nella cattedrale di S. Lorenzo.
Il Fonte Battesimale la cui copertura in rame lavorato è del 1963
Statua processionale in legno raffigurante San Siro in atteggiamento benedicente, fatta eseguire nel 1640 dall'arciprete Antonio Paganini.
La più notevole tra le opere d’arte conservate nella chiesa è il Polittico di San Siro, realizzato nel 1516, già ritenuto di Teramo Piaggio, successivamente attribuito a Pier Francesco Sacchi (1485-1528), detto il Pavese. Il dipinto è stato restaurato nel 1960.
Nel riquadro centrale è rappresentato il santo in trono che col pastorale schiaccia il Basilisco (mostro che simboleggia l’eresia ariana). Sempre nella parte centrale, sopra l’immagine del santo, è dipinta una Madonna con il Bambino in dolcissimo atteggiamento materno. Ai lati ci sono otto riquadri (quattro per lato) che raffigurano altrettante scene della vita di San Siro: “Vocazione di S. Siro”, "Il miracolo del merlo restituito alla vita ", "Il miracolo della nave", "Visioni di S. Siro", "Guarigione di un’indemoniata", "Uccisione del Basilisco", "Morte di San Siro e traslazione delle reliquie", "I miracoli e la devozione al santo".
Terminiamo con un resto di parete intonacata ed affrescata (testa di S.Giovanni Battista ?) di epoca antecedente gli ultimi restauri, che hanno riportato le pareti a pietra viva
lunedì 27 aprile 2015
Genova - Chiesa di Santo Stefano
L'attuale edificio sorse nel decimo secolo sui resti di una piccola chiesa del quinto secolo intitolata a S.Michele Arcangelo.
Qui ne vediamo la posizione in una piantina del sec. XI tratta da "Una città portuale del Medioevo" di Bianchi e E.Poleggi ed. Sagep
Oggi la chiesa di Santo Stefano ha una pianta rettangolare ad una sola navata con un presbiterio sopraelevato sotto al quale si trova una cripta, probabilmente il nucleo originario della piccola chiesa dedicata a San Michele. La cupola ricostruita in laterizio nel 1306, ha forma ottagonale e allo stesso secolo è ritenuta databile la cella campanaria. La parte inferiore del campanile è di datazione incerta ma si ritiene che sia antecedente alla chiesa e che in origine svolgesse funzioni di torre di guardia.
L'abbazia "dominava" una importante via di comunicazione verso il ponente era "dotata" di proprietà terriere nelle sue immediate vicinanze. Questo favorì l'insediamento di attività artigianali e la formazione di un "borgo" come ci mostra il Poleggi nella piantina che segue.
S.Stefano 1341 da Una città portuale del Medioevo di Bianchi e E.Poleggi |
Dal 972 al 1431 fu di proprietà dei monaci dell' abbazia di San Colombano di Bobbio, poi dal 1529 al 1797 di pertinenza dei monaci benedettini di Monte Oliveto.
Qui il Poleggi ci mostra la chiesa con il suo convento dotato di corpo principale e di chiostro, come doveva apparire nel XV secolo
S.Stefano sec XV da Una città portuale del Medioevo di Bianchi e E.Poleggi ed. Sagep |
Successivamente la chiesa ed il complesso furono affidati al clero secolare, che vi era presente fin dal 1766. Al parroco rimane ancor oggi il titolo di abate.
La mappa che segue, del 1846, ci mostra il convento ulteriormente ampliato da nuove strutture che racchiudono un ampio cortile
Carta Topografica della Città di Genova ed. Grondona 1846 - di proprietà degli autori |
Ed è appunto a questa struttura che possiamo fare riferimento per commentare l'acquarello a seppia di P.D. Cambiaso (quasi coevo alla mappa del 1846)
Il pittore con punto di vista dalla estremità settentrionale del cortile, ci mostra il complesso dal suo interno. Vediamo appena spuntare il frontale della chiesa dietro alla struttura che dal corpo principale del monastero (a sinistra) conduce al chiostro (sulla destra)
Aspetti di Genova nelle Vedute di P.D. Cambiaso" di P.D.Patrone & G.L. Blengino |
Il Cambiaso ci ha lasciato una immagine emblematica di un luogo che non c'è più. Un luogo che oggi fatichiamo persino ad immaginare, tanti sono i cambiamenti avvenuti tra la metà del 1800 e la metà del 1900 (periodo a cui cominciano a risalire i nostri, pur vaghi, ricordi). Le altre immagini dell'epoca non ce ne parlano, ma si limitano a mostrare la sola chiesa, alta sul poggio, a dominare le mura e la porta degli Archi.
Qui vediamo una immagine della chiesa, nella seconda metà dell'ottocento, prima della costruzione di via XX Settembre
cartolina non circolata - editore Mangini |
Negli ultimi anni del 1800, la costruzione di via XX Settembre interessò anche la chiesa, causando la demolizione di alcune cappelle.
Qui una vista del retro della chiesa e del campanile all'inizio dei lavori in via XX Settembre presso la Porta degli Archi. Forse la costruzione che spunta dietro il campanile è ancora parte del vecchio monastero?
Cartolina non circolata edit. Mangini |
Per l'allargamento ed il raddrizzamento della sede stradale fu sacrificata l'ala della chiesa prospiciente via XX Settembre, che già era più piccola di quella opposta.
Cartolina di Mangini non circolata |
Facciata e lato sinistro della chiesa durante i lavori di costruzione di via XX. Si vede chiaramente la parte demolita, che interessa anche le fondamenta.
Chiesa di Santo Stefano durante i lavori del 1894 da "Fotografi Liguri dell'ottocento" - ed. G.Mondani |
Nell'occasione venne costruita anche la balconata antistante la chiesa ed il sottostante porticato, mentre la chiesa venne restaurata pian piano, sotto la direzione dell'architetto Alfredo D'Andrade.
Qui vediamo un particolare del cantiere.
da: "Album Fotografico di Genova Antica" editore Mondani |
La "prosecuzione" della immagine precedente con la chiesa già in fase di restauro, in contemporanea con la costruzione del Ponte Monumentale.
da "Genova Scomparsa" editore Mondani |
Probabilmente i vicini lavori per lo smantellamento della Porta degli Archi avevano danneggiato le fondamenta della chiesa, o forse era solo una questione di "vecchiaia" ma in poco tempo la chiesa, pur restaurata dal D'Andrade, divenne pericolante e fu dichiarata inagibile.
Si decise di lasciarla comunque sul posto e di costruire una nuova chiesa accanto ad essa. (occupando l'area del vecchio chiostro?). La nuova chiesa, costruita anch'essa in stile romanico, fu inaugurata nel 1908 ma durò poco perché nel 1912 crollò una parte della vecchia chiesa danneggiando anche quella nuova, che rimase anch'essa inagibile.
Ecco la chiesa "nuova" in una cartolina del solito Mangini.
cartolina non circolata - editore Mangini |
Ed eccole insieme insieme in questa cartolina non circolata.
Anche qui le vediamo insieme, ormai entrambe inagibili, in questa cartina del TCI del 1916.
Ci pensarono poi le bombe della seconda guerra mondiale a distruggerle entrambe, come vediamo in queste foto gentilmente concesseci dall'Archivio Fotografico del Comune di Genova.
Fra le due chiese spunta un palazzo di "civile abitazione" costruito sull'area del vecchio monastero, evidentemente sacrificato per reperire i fondi necessari alla costruzione della "chiesa nuova". Da ciò la "deduzione" che il monastero come lo disegnò il Cambiaso venne demolito all'inizio del 1900 in concomitanza (ed a causa) della costruzione della chiesa nuova.
Foto Doc SAI - Archivio Fotografico del Comune di Genova - via ai Quattro Canti di S.Francesco 49-51 16124 Genova |
Foto Doc SAI - Archivio Fotografico del Comune di Genova - via ai Quattro Canti di S.Francesco 49-51 16124 Genova |
Chiesa nuova durata "lo spazio di un mattino" Nel dopoguerra il cardinale Giuseppe Siri volle la ricostruzione della vecchia chiesa romanica, ed i lavori, iniziati nel 1946 si conclusero con la consacrazione l'11 dicembre 1955.
Ed ecco l'interno in una splendida foto di Stefano Eloggi A noi è stato proibito di fotografare, quindi facciamo di necessità virtù e pubblichiamo le foto altrui...
Foto Stefano Eloggi |
martedì 14 aprile 2015
Genova - Palazzo Ducale
Anonimo XVI sec. - Palazzo Ducale |
Il Palazzo Ducale visto qui sopra ci appare diverso da come lo conosciamo ed ancora più diverso ci sarebbe sembrato nei secoli precedenti.
Nel 1291 i capitani del Popolo acquistarono gli edifici che si affacciavano sulle odierne salita dell'Arcivescovado e via Tommaso Reggio nonché l'adiacente palazzo di Alberto Fieschi, dotato di una torre in seguito detta "Grimaldina", già utilizzato come sede dai capitani del Popolo a partire dal 1272 a causa dell'esilio dell'aristocratico. L'accorpamento portò alla realizzazione del palazzo degli abati, del quale è visibile parte del Loggiato su via Tommaso Reggio.
Ma meglio di noi lo spiega il Poleggi, illustrando i passaggi più salienti con una serie di mappe .
Per chi non avesse tempo e voglia di seguire le dotte spiegazioni del Poleggi, abbiamo preparato un nostro "riassuntino" del quale speriamo perdonerete eventuali omissioni ed inesattezze.
Il palazzo, che con la nomina nel 1339 del primo Doge aveva assunto il nome di "ducale", subì una serie di trasformazioni a partire dalla seconda metà del XIV. L'edificio venne ingrandito con l'aggiunta di nuovi corpi di fabbrica a est, a formare una sorta di "C" intorno all'odierna piazza Matteotti, e a nord, fino a occupare uno spazio corrispondente all'attuale corpo centrale. Gli interventi voluti dall'Adorno non variarono l'accesso principale del palazzo, che continuò a essere mantenuto su via Tommaso Reggio. (quindi a quell'epoca il palazzo assunse grossomodo la configurazione attuale).
Una nuova importante trasformazione ebbe luogo verso la metà del XV secolo con la costruzione della cosiddetta "cortina" un corpo di fabbrica destinato a ospitare la guarnigione che collegava le ali a est e a ovest di piazza Matteotti, di fatto trasformando la piazza in un cortile fortificato e rendendo il palazzo una sorta di cittadella del potere isolata dal resto della città.
Non si conosce con esattezza la data di realizzazione della cortina, ma la nomina nel 1470 di un "capitano della porta di palazzo" fa pensare che a quel tempo la sua costruzione fosse terminata. Con la realizzazione della nuova ala infatti venne chiuso l'accesso da via Tommaso Reggio e il nuovo ingresso venne posto al centro della nuova costruzione.
Qui vediamo la Cortina in un disegno di Domenico Cambiaso
tratto da: "Strade Ritrovate" - pubblicazione a cura della Regione Liguria |
1777- Pietro e Gaetano Cantoni- rilievo del Corpo di Guardia del Palazzo Ducale - particolare - china color seppia su carta vergata |
Giusto per dare una idea pubblichiamo la pianta del palazzo nel 1729 (piano terra + piano nobile)
1729- pianta redatta dal cap.no ing.re Tallone |
Da notare che via S.Lorenzo non esisteva ancora e dal Ducale al mare (la Ripa) si andava per vicoli: via T.Reggio o Canneto il Lungo. (questo per circa tre secoli, con pochi mutamenti).
La mappa del 1766 di Giacomo Brusco ci sembra una buona base per capire dove siamo e contestualizzare edifici e viabilità dell'epoca.
Vediamo S. Domenico (12) e strada Giulia; la cattedrale di S.Lorenzo (40) e la chiesa del Gesù (53).
La piazza ora si chiama "piazza Nuova" ed è stata creata nel 1527 demolendo il "Carrubeus Ferrariorum" che ospitava botteghe di fabbri e calderai, spostate sotto i nuovi edifici porticati creati appositamente. La piazza prese il nome di "Piazza Nuova di Ferreria" per poi restare come "Piazza Nuova" anche in seguito, per i successivi tre secoli, quando ormai le attività artigianali di "ferreria" avevano abbandonato il sito.
Pianta di Giacomo Brusco 1766 - dalla raccolta del Giolfi - Palazzo Rosso - ufficio Belle Arti |
Questa mappa del 1846 ci mostra il Ducale ancora con la cortina (aperta al centro?) ma qualcosa è cambiato: è stata aperta via San Lorenzo, con il nome di Strada Carlo Alberto (già, sono arrivati i Savoia.....)
Carta Topografica della Città di Genova - ed. Grondona 1846 - di proprietà degli autori |
Già, sono arrivati i Savoia, ed il Ducale ha ormai perso le sue funzioni di Palazzo del Governo della Repubblica. La "cortina" non serve più .... e verrà demolita negli anni 1840 dando così più respiro alla piazza (divenuta piazza Umberto I) che si allarga fino alla scalinata d'ingresso, proprio come la vediamo adesso ed in questa cartolina spedita nel 1907.
cartolina , editore Dellepiane - spedita 1907 |
Continuiamo con una immagine "Pasquale" di cui non siamo riusciti ad interpretare la data del timbro postale. (Data l'affrancatura da 2 cent. dovrebbe risalire agli ultimi anni del 1800)
cartolina - editore Testa - data illeggibile |
Di Piazza Nuova, abbiamo recentemente "acquisito" una interessante immagine pubblicata su FB da Pietro Cassani che la data 1880
Dell'inizio del 1900 è invece questa immagine con il carosello dei tram davanti al Palazzo Ducale in piazza De Ferrari. La facciata fu ridipinta nel 1938 nel corso dei restauri su altre parti del palazzo a cura di Orlando Grosso.
Foto pubblicata su FB da Gianna Levati |
Questa cartolina di Taraldi-Milano, non circolata ci mostra il palazzo Ducale dall'aereo. Non siamo in grado di datarla con esattezza, possiamo solo dire che è stata scattata tra le due guerre.
cartolina edita da Taraldi.Mi- non circolata |
Anche il Palazzo Ducale fu bombardato durante la seconda guerra mondiale
Rivista Comunale gennaio 1943 |
Riparato nel Dopoguerra, il palazzo venne completamente restaurato in occasione delle Celebrazioni Colombiane del 1992.
Questo, anche se non datato, è piuttosto recente.
foto dal web |
Le statue di Andrea e Gianni Andrea Doria erano state poste all'entrata del Palazzo Ducale su Piazza Nuova. Nel 1797, durante i moti che portarono alla proclamazione della Repubblica "Popolare", vennero fatte a pezzi. Le parti che erano state salvate alla distruzione sono state restaurate nel 2010 e ricollocate sul primo pianerottolo dello scalone del Palazzo.
Nella stampa di Berlendis Giuseppe, che segue, vediamo le statue sui piedistalli in una "ricostruzione virtuale"
Berlendis Giuseppe-1828-facciata PalazzoDucale "con statue" |
Cinzia Vassallo ci ha informato che, intorno al 1999/2000 in occasione della mostra El Siglo
de los Genoveses furono collocate all'esterno di palazzo Ducale in
piazza Matteotti sui basamenti originali (ne curai la cerimonia) due
copie perfette delle statue di Andrea Doria
e di Giovanni Andrea Doria, realizzate dallo scultore Lorenzo
Garaventa, che però scomparve prima di completare l'ultima statua. che
venne ultimata dalla sua allieva Luisa Caprile.
Le
statue in gesso sono nel deposito di via Fillak ed un vero peccato
perchè sono di altissima qualità. Le forme in vetroresina che ne vennero
ricavate pare siano state date alla Villa del Principe.
Al momento non possediamo foto delle copie ma solo quelle degli originali mutilati
Al momento non possediamo foto delle copie ma solo quelle degli originali mutilati
foto degli autori |
foto degli autori |
Risalendo lo scalone sulla destra troviamo il vecchio stemma della Repubblica ed i grifoni con le code alzate.
foto degli autori |
Aggiungiamo, a titolo di curiosità, alcune informazioni :
Il palazzo Ducale era provvisto di viveri e munizioni tali da resistere ad un assedio ed aveva grandi riserve di acqua nelle cisterne sotterranee.
Inoltre nei fondi del palazzo erano conservate le riserve di olio della intera città
Foto di Elio Berneri |
Il Palazzo ha ospitato, dal 1935 al 1997, il barchile di piazza Ponticello, prima che lo stesso fosse spostato nella attuale posizione in Campetto.
E con queste ultime immagini pensiamo di essere arrivati in fondo alla nostra storia a completamento della quale segnaliamo questo filmato su YOUTUBE: https://l.facebook.com/l.php?u=https%3A%2F%2Fwww.youtube.com%2Fwatch%3Fv%3D3N4uBiPS_Cc& .
oppure: https://youtube.com/watch?v=3N4uBiPS_Cc&fbclid=IwAR1IeQ3Q89d7eavviT9szq-evZzd1ertXnsYpqBmCPVg_uUXLCsNeRAaB2k