In memoria di Giovanni Assereto , disegnatore e collezionista, immagini e cartoline tratte dalla sua raccolta e dai suoi lavori.
venerdì 30 dicembre 2016
La mostra dei presepi del Santuario Dell'Acquasanta
Presso il Santuario dell'Acquasanta non c'è un solo presepe, ma una intera mostra di presepi molto originali.
Per "tirala in lungo" ve li presentiamo divisi in diversi post, anche perchè il materiale è tanto ed un solo post verrebbe un pò lunghetto.
Nel frattempo ci scusiamo per la qualità delle foto, che abbiamo fatto col cellulare, in quanto non eravamo andati lì per fare fotografie, perchè non eravamo al corrente della mostra, e ci siamo capitati per puro caso.
Cominceremo con un presepe "tradizionale" che ha però una particolarità, quella di avere tutte le statuine fabbricate con il mais: granelli, pannocchie e sopratutto foglie di mais.
In questa "Annunciazione" vogliate notare la delicatezza delle ali dell'angelo e delle vesti, tutto fatto con le "foglie interne" della pannocchia
Purtroppo alcune delle scene più significative sono venute male in fotografia per la disposizione delle luci e dei riflessi dei vetri ed abbiamo dovuto scartarle.
Faremo seguito con un successivo post per mostrare altri presepi che abbiamo scelto fra quelli esposti e fotografabili con i modesti mezzi che avevamo a disposizione.
Consigliamo agli appassionati del settore una visita di persona certi che non rimarranno delusi.
sabato 24 dicembre 2016
Restauro della "Adorazione dei Magi" - di Joos Van Cleve 1515ca
Sabato 17 Dicembre 2016, ore 10,00.
Chiesa di San Donato, Cappella di San Francesco, ex oratorio dei Falegnami.
Adorazione dei Magi - di Joos Van Cleve 1515 ca - (fig. 1 e 2)
Opera commissionata intorno al 1515 da Stefano Raggio, raffigurato nell'anta di sinistra.
Il dr.Giacomo Montanari e la dott. Maria Clelia Galassi (Università degli Studi di Genova) ci hanno ampiamente parlato della storia del pittore e del quadro e delle motivazioni del committente, inquadrati nel quadro storico dell'epoca. (fig 3 e 4)
L'opera era un tempo esposta sulla parete sinistra della chiesa. Venne rubata e smembrata. Una volta recuperata fu ricomposta e ripulita ma, anche a causa delle traversie subite, il "primo restauro" non ebbe buon esito. Le diverse tavole di cui era composta l'opera cominciarono a separarsi dando segnali preoccupanti per la buona conservazione del trittico.
Il restauro definitivo venne affidato ad Antonio Silvestri, Maestro Restauratore, (il "dottore" che ha curato e ringiovanito tante statue lignee e "casse processionali").
Il lavoro,
particolarmente difficile, è giunto finalmente a buon fine ed un
sorridente Sig. Silvestri può anche svelarci le figure dipinte nel 700
sul retro delle "ali" della pala, che non avevamo mai avuto modo di
osservare (le diverse fasi dei restauri sono mostrate nelle figure che
seguono)
Ma per avere un restauro ci vuole un finanziatore, e qui è intervenuta l'Associazione Culturale Giano che, con i proventi di quasi due anni di attività, ha finanziato l'opera.
mercoledì 14 dicembre 2016
La Cava della Chiappella ed il Matitone
Foto di Paolo Campora |
Eccolo, il Matitone, brutto ma simpatico. Oggi caratterizza il paesaggio genovese, svettando alto e tozzo, sgraziato, un pò buffo, ma, in fondo simpatico. Svetta su un pezzo di Genova che non definiremmo bello nemmeno con gli occhi del cuore.
Infatti il Matitone, troneggia su una modesta, vecchia, palazzata di edilizia popolare del 1800 e nasconde come può l'orrenda cicatrice della "Cava". Quella specie di anfiteatro di ripido cemento che si intravede dietro al Matitone, è infatti quel che rimane dell'enorme scavo compiuto a spese della collina retrostante la Chiappella.
Con quei massi e quelle pietre hanno costruito i moli che hanno fatto grande il porto di Genova, lasciando però quella immane cicatrice, mai rimarginata, nel cuore del quartiere.
Qui vediamo la Cava e la palazzata dietro alla quale sorgerà il Matitone
Fine 1800 la Chiappella |
Schema della cava da un disegno acquarellato dell'ing. Pietro Giacone 1880
da: "Settant'anni di autonomia del porto di genova 1903-1973" Sagep ed. |
Ma torniamo al Matitone, tozzo, dicevamo con le sue righe orizzontali che ne accentuano la larghezza a scapito dell'altezza, quasi che l'architetto si fosse pentito di aver messo su tanti piani e volesse farlo sembrare più largo che alto.
Foto dal Web |
Il Matitone è opera recente, del 1992, con i suoi 26 piani raggiunge i 109 metri, superando così anche la Torre Piacentini (108 metri) e gareggia con il "Bigo del Porto Antico" per cercare di rubare alla Lanterna il titolo di "simbolo della città"
Cosa c'era prima del Matitone lo abbiamo visto nella foto precedente, quella della cava con pochi edifici intorno, tutti colorati, una visione quasi allegra.
Prima ancora, come vediamo nella immagine che segue, c'era una cresta collinare ininterrotta che arrivava fino al mare. Rare case, qua e là, ed il monastero di San Benigno.
dettaglio della veduta di Gio.D.Rossi -.1643 - SAGEP - Porto di Genova |
Ma ora proviamo a guardare la cava un poco più da vicino e ci appare tutta un'altra visione, squallida, quasi apocalittica: rocce spezzate, fumo, macchinario e strutture di ferro.
La cava ospitava infatti la sua centrale elettrica ed una fabbrica di cemento, con le loro inquinanti ciminiere.
foto archivio CAP |
Vi venne costruita anche una stazione elettrica di trasformazione della corrente al servizio delle ferrovie del porto.
Poi venne la stagione dei grandi progetti.
Quasi contemporaneamente tra il 1927 ed il 1935 la parte meridionale della cava e buona parte della collina di San Benigno vennero spianate per realizzare tre grandi vie di collegamento Via Di Francia, via Cantore e Lungomare Canepa.
Sampierdarena perdeva così il suo millenario isolamento. Nella nostra mappa del TCI del 1916 vediamo via di Francia in progetto (provvisorio), a fianco delle officine elettriche delle FFSS.
cartina TCI 1916 |
La decisione di eseguire il taglio di via di Francia venne presa nel 1900, riapprovata nel 1925 e finalmente nel 1929 l'importante opera fu portata a termine . Qui i lavori dal lato di Sampierdarena.
da GENOVA SCOMPARSA - ed. MONDANI |
Il taglio visto da levante
cartolina ristampata da Mangini |
Contemporaneamente agli scavi, con il materiale di risulta, si costruivano i nuovi moli del bacino di Sampierdarena. Qui siamo nel 1931, a via di Francia ormai compiuta e si continua a scavare sia alla Chiappella che sotto le caserme di San Benigno.
Archivio Regione Liguria |
Nel 1935 arrivò la camionale con l'elicoidale ed a quel punto la parte terminale della cava era sparita mentre la parte iniziale veniva "tamponata" e consolidata da una colata di cemento.
archivio CAP |
Come anticipato poche righe fa, nel 1935 veniva completata anche via Cantore (poi inaugurata ufficialmente nel 1938 da B.Mussolini) e si completava così lo spianamento della Cava. Un pezzetto del colle di S.Benigno con i ruderi delle Caserme resistette ancora fin dopo la guerra, ma questa è un'altra storia.
costruz. di v. Cantore1931 da GENOVA SCOMPARSA - ed. MONDANI |
Concludiamo con la visione attuale offerta da "Google map" e scomettiamo che il buon Gio D. Rossi, se potesse vederla, non riconoscerebbe nell'attuale la "sua" Genova del 1643.
mercoledì 23 novembre 2016
Ravattando
Ravattando, ho trovato un disegno (stampa?) che avevo "dimenticato". Invece è interessante in quanto databile a prima del 1536 sia per la assenza delle "mura nuove" e di Porta Pila che del Lazzaretto, alla foce. Qui si vedono i due ponti (Pila e S.Agata ed i due borghi e si può indovinare via al Ponte Pila. Via Minerva non è ancora tracciata ma le 4 arcate di un ponte sulla destra fanno pensare che ci fosse già un percorso viario che portava in Albaro. L'immagine è tratta da "San Francesco d'Albaro", di Sadro Ferrara, edito da Nuova editrice Genovese che lo commenta senza indicare autore e data.
Meno male che c'è Emiliano Beri, che ci ha suggerito la soluzione... si tratta di un pezzetto in bianco e nero della coloratissima veduta di Genova dipinta da Cristoforo Grassi nel 1597 (copiando, su commissione dei Padri del Comune, un precedente del 1482).
Il dipinto rappresenta la partenza della flotta di Paolo Fregoso e Sisto IV per Otranto nel 1480 (o forse, più probabilmente, il vittorioso ritorno nel 1481?) .
Naturalmente ne avevamo una copia anche noi ma in B/N non l'abbiamo riconosciuta...
Un'opera che merita una attenta lettura, che faremo in altra occasione, oggi accontentiamoci di esaminare nel dettaglio l'immagine in B/N che abbiamo qui.
Il dipinto rappresenta la partenza della flotta di Paolo Fregoso e Sisto IV per Otranto nel 1480 (o forse, più probabilmente, il vittorioso ritorno nel 1481?) .
Naturalmente ne avevamo una copia anche noi ma in B/N non l'abbiamo riconosciuta...
Un'opera che merita una attenta lettura, che faremo in altra occasione, oggi accontentiamoci di esaminare nel dettaglio l'immagine in B/N che abbiamo qui.
Il testo fa riferimento alla
"piazza d'armi", ancora localizzata sul lato sinistro del torrente (a
destra nel disegno) dove in seguito verrà costruito il "Lazzaretto" (poco prima del 1537)
Passando alla parte sinistra in
basso vedo lo "scalo della Marina" all'estrema sinistra , poi un "pontone" in una posizione che da da pensare. Proprio sopra al pontone, sembra di
vedere un pontile su palafitte che delimita una spiaggetta. (il che
giustificherebbe la funzione del pontone al servizio del molo per caricare i massi provenienti dalla cava sulle imbarcazioni che fanno la spola tra l'imbarcadero della cava ed il porto. Non saprei dare un nome al torrentello che ha prodotto la
spiaggia in quanto il Rio Torbido sboccava più
a sinistra, nell'insenatura della "Marina" .
Poi ci sono quelle
arcate (Mura, strada, canalizzazione acque x mulino o forgia?)
A me quel "coso" con gli archi pare poco
congruo con il resto del paesaggio ma, se l'hanno ritratto con quel rilievo,
probabilmente c'era ed attirava l'attenzione dell'osservatore.
In genere quelle cose strette sostenute
da archi erano acquedotti, ma uno che portava "al mare" sarebbe
giustificato solo da attività "industriali" nei pressi della spiaggia
(dato che all'epoca Mulini, Segherie, Mulini da ghiaia e Forgie erano tutti mossi da
energia idraulica).
L'ipotesi più probabile però è che quella struttura fosse la strada che portava al pontile i massi prodotti nella Cava.
Dimenticavo la vecchia chiesa di San Giacomo, che si vede in alto a destra nel
"particolare" allegato (inagibile dal 1880, ceduta al comune che la
demolì nel 1905 realizzando al suo posto l'odierno Piazzale della Giovane
Italia).
Questo è un post fatto "a rate" , nel senso che viene modificato man mano che escono nuove informazioni.
L'ultima in ordine di tempo ce l'ha data Alberto Maria Di Salle con questa foto che mostra un "probabile" mulino situato sulla spiaggetta sotto alla "Cava". Qui però manca l'acquedotto ed il pontile su palafitte... ma non si può avere tutto... e tutto insieme... dalla vita.
Mulino da ghiaia, evidentemente, che macinava i detriti originati dal taglio e squadratura dei blocchi di pietra tagliati nella cava. Questo particolare porterebbe a riconsiderare "le arcate" come "acquedotto".
Quindi è probabile che in quel punto si caricassero tutti i materiali: massi e ghiaia, provenienti dalla Cava.
mulino della cava 1573 Alberto Maria di Salle |
A proposito della spiaggia della "cava" è venuto fuori (meglio tardi che mai) un disegno di A.Baratta del 1637 che ci mostra lo scalo della Cava.
A.Baratta 1637 scalo cava da Paesaggio e Immagine di Genova ennio Poleggi Sagep (4) |
Salendo nell'immagine, andiamo
per chiese, e non solo...
Al centro dell'immagine che segue troneggia,
inconfondibile, S.Maria in Via Lata.
A sinistra appena più in basso S.Maria dei
Servi.
Un pò più in alto ed a sinistra rispetto a S.M.in Via Lata troviamo
l'abbazia di S.Stefano con il suo inconfondibile campanile a "torre".
In mezzo alle due, la chiesa di S.Leonardo con la salita omonima in bella vista.
Santo Stefano senbra segnare un crocevia dove confluiscono la futura via della
Consolazione, ancora senza la chiesa della Consolazione (1681) nè quella della
Pace (1132, ci dovrebbe essere) e via San Vincenzo (dove non vedo la chiesa,
ante1059) .
Le due chiese in alto a sinistra rispetto a Santo Stefano non
riesco ad identificarle. (Qui se ne vede solo una; per l'altra guardare la prima immagine in alto). Una potrebbe essere un primo abbozzo della chiesa
della Santissima Annunziata di Portoria (Capuccini-S.Caterina-1488)??
Come riferimento per le due chiese da identificare metto questa porzione di mappa del Poleggi che rappresenta la zona nel 1414 e che riporta ben 4 chiese nella posizione "investigata" .
1414 da Una città portuale del Medioevo di Bianchi e E.Poleggi ed. Sagep |
Sotto
S.Stefano sembra di vedere delle mura, rientarnti (?). Ma della Porta degli Archi (1536?) non vedo
traccia.
Non c'era ancora... ma allora il "famoso" nonchè
"fantomatico" "ponte degli Archi"? che dicono ci fosse prima della Porta (che da esso "dicono" aver preso il nome)??
Non vedo nemmeno il
"ponte". Sarà "rimasto nel pennello"?, o non c'era
"ancora"? o ci vedo male? Spero sia giusta questa ultima ipotesi, altrimenti...???
Però, se la ben nota "Porta degli Archi" risulta eretta nel 1536, lì dovevano esserci comunque le mura del 300 che arrivavano fino alla Foce, ma non se ne vede traccia nel disegno esaminato.
Il Poleggi le riporta nella sua piantina del XV secolo, dove vediamo che le mura del 300 erano esterne sia rispetto San Leonardo che S.Maria in Via Lata.
sec XV da Una città portuale del Medioevo di Bianchi e E.Poleggi ed. Sagep |
Possibile che il Grassi si sia "dimenticato nel pennello" tutto quel popo di mura?
Tutto è possibile, anche le cose più improbabili...
Vi lascio con questa considerazione e con diversi interrogativi che spero , prima o poi, verranno risolti..