venerdì 9 giugno 2017

Mostra sulle fortificazioni campali a Genova nel corso della guerra di successione austriaca del 1740




Abbiamo visitato la mostra alla villa Imperiale sulle fortificazioni campali e le "vicende genovesi" relative alla guerra di successione austriaca del 1740 tenutasi presso la Biblioteca Lercari.
La mostra si basa sulla documentazione tratta dal libro "Guida alle fortificazioni campali settecentesche di Genova" di F.Majocco e A.Mazza"

Qui di seguito riportiamo le nostre impressioni commentando i "quadri" e le tabelle esposte.
Ma inizieremo con una nostra breve introduzione politico-economica. 

La Repubblica Aristocratica genovese era da sempre caratterizzata da una struttura statale molto "leggera" che prevedeva "tassazioni basse e spese basse"  nella logica di avvantaggiare il "privato" rispetto allo stato, che non doveva risultare né "invadente" né "oppressivo".
Il risultato (voluto) era di avere cittadini molto ricchi in uno stato povero di mezzi e quindi impossibilitato ad "imbarcarsi" in grandi opere ed imprese senza il fattivo concorso (in uomini e mezzi) dei privati cittadini. Cittadini che già ne finanziavano la quotidiana attività statale con i "prestiti" del Banco San Giorgio.

Le vicende che avevano portato alla perdita della Corsica avevano dato il colpo di grazia alle finanze pubbliche  e la Repubblica, agli inizi del 1700, si trovava a corto di soldi, di flotta e di esercito, in balia dei suoi potenti vicini.
In più la città era una preda ambita, in quanto il suo porto era la chiave  strategica di accesso al nord Italia.     L'unico modo di tirarsi fuori dai guai, per la Repubblica. era quello di assicurarsi le alleanze giuste... quelle vincenti. 
Ma non sempre ciò era possibile...

Qui finisce il "prologo" e  diamo spazio ai quadri della mostra:






Come detto nella prefazione, essendo l'esercito "professionale" ridotto al minimo, in caso di bisogno scattava l'arruolamento della "milizia cittadina" ed ogni corporazione era tenuta a fornire un suo contingente armato ed equipaggiato a proprie spese





























buon peso, qui abbiamo un bel riflesso del soffitto affrescato da L.Cambiaso con il "Ratto delle Sabine"















carta Germanica, nella foto maldestralmente ho tagliato le note, spiacente

Ci scusiamo per la cattiva qualità delle foto ma il materiale era protetto da vetro e plastica che riflettevano le (scarse) luci della sala. Abbiamo anche omesso alcuni particolari in quanto illeggibili.
Comunque speriamo di avervi invogliati alla lettura del libro già citato dove questi argomenti sono esposti con dovizia di particolari e le foto sono senz'altro più godibili di quelle che abbiamo testé pubblicato.

Inoltre cogliamo l'occasione per segnalarvi le seguenti pubblicazioni che trattano delle Mura di Genova:




6 commenti:

  1. Ho scoperto per caso il suo blog molto interessante, ricco di amore per la nostra città e che ho iniziato a seguire con attenzione.
    La ringrazio per lo spazio dedicato alla mostra che ho curato sul tema delle fortificazioni campali, un argomento di solito poco trattato e che tramite il suo blog mi auguro abbia maggior rilievo. Cordialmente Fulvio Majocco

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Fulvio Maiocco, grazie per l'apprezzamento. E' stato un onore ed un piacere poter condividere qualche brano della mostra con i miei lettori. Non solo quelli del blog, ma anche quelli del gruppo FB C'era una volta Genova, che ho fondato per portare questi argomenti ad un pubblico più vasto. Mi farebbe piacese se lei (tu se se ti fa piacere) pubblicassi le tue foto della mostra con gli appropriati commenti su questo gruppo FB in quanto molte delle foto che ho fatto mi sono riuscite male (come fotografo sono scarso e non so gestire i riflessi delle luci sui tabelloni. Ti attendo su Fb, ciao, Gianfranco Curatolo

      Elimina
    2. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

      Elimina
  2. Conosco molto bene questo fantastico libro. Ho comunque personalmente "scoperto", nella zona di Pianderlino ed altrove, numerose trincee che non sono purtroppo riportate nel libro.
    Mauro Passadore, Genova

    RispondiElimina