Domenico Fiasella+Sebastien Vouillemont- incisione - da: Anna Dagnino in "Genova e l'Europa Mediterranea" - (dir. Piero Boccardo+Clario Di Fabio) - ed. Carige |
Megollo Lercari, un uomo del suo tempo, è stato protagonista di una vicenda ignorata dagli annalisti ufficiali, ma che si racconta ancora, più o meno romanzata, più o meno "condita" di "gustosi" particolari.
Una vicenda che troviamo ancor oggi dipinta sulle volte di due palazzi genovesi ed impressa a bulino su due argenti da parata (brocca e catino), il tutto realizzato nella seconda metà del 1500.
Una vicenda che riassume l'intraprendenza e l'audacia di una classe mercantile disposta a correre gravi rischi per ottenere grandi risultati.
In poche parole: Megollo, mercante in oriente nel 1300, ottiene la fiducia dell'Imperatore Alessio II Comneno che risiede a Trebisonda (in un momento di grave instabilità politica dell'Impero Bizantino).
Poi, perde fiducia e titoli, (la "vicenda" dice che, insultato dal favorito dell'imperatore durante una partita a scacchi, pretendeva le scuse ?) .
Antonio De Castro - part. del piatto d'argento - da: Anna Dagnino in "Genova e l'Europa Mediterranea" - (dir. Piero Boccardo+Clario Di Fabio) - ed. Carige |
Megollo torna a Genova, riunisce amici e parenti ed arma due galee con le quali fa "guerra di corsa" (pirateria ?) contro il naviglio dell'Imperatore nel Mar Nero.
Antonio De Castro - part. del piatto d'argento - da: Anna Dagnino in "Genova e l'Europa Mediterranea" - (dir. Piero Boccardo+Clario Di Fabio) - ed. Carige |
Sconfigge pure le 4 navi da guerra mandate a fermarlo.
Per dimostrare che "faceva sul serio" Megollo fece recapitare all'imperatore nasi ed orecchie che aveva fatto mozzare ai prigionieri. Qui viene scelto, fra i prigionieri, il latore del "dono".
qui la consegna del "trofeo" all'Imperatore
Antonio De Castro - part. della brocca d'argento - da: Anna Dagnino in "Genova e l'Europa Mediterranea" - (dir. Piero Boccardo+Clario Di Fabio) - ed. Carige |
Evidentemente a Trebisonda non se la passavano molto bene (e Megollo lo sapeva), per cui l'Imperatore chiese la pace e fece ai genovesi larghe concessioni (fondaco, palazzo, esenzioni fiscali, etc). Qui l'arrivo di Megollo a Trebisonda, accolto dall'Imperatore.
Segue la costruzione del quartiere Genovese a spese dell'Imperatore.
E qui finisce la vicenda di Megollo ma vorremmo aggiungere i nostri commenti.
La storia del taglio ai prigionieri di orecchie e nasi, inviati all'imperatore per convincerlo che faceva sul serio, è probabilmente vera. A noi fa impressione ma all'epoca era cosa comune (lo faceva anche Andrea Doria due secoli dopo...).
Megollo a quel punto evita di rivalersi sul "favorito" (che senza orecchi e naso non sarebbe più stato tanto gradevole alla vista...) pronunciando fa frase: "i Genovesi non infieriscono sulle donne".
Con tutta probabilità il particolare della "offesa del favorito" e del successivo "perdono" è la parte "romanzata" del racconto (un pò come il ratto di Elena per la guerra di Troia).
Secondo noi la contesa ha avuto origini prettamente economiche e commerciali ma all'epoca "la riparazione dell'onore offeso" era una giustificazione per spargere sangue migliore di un accordo commerciale rifiutato.
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RispondiEliminaIn seguito a questo fatto la bandiera genovese divenne 'temibile' e la corona inglese fece richiesta a Genova (dietro pagamento) di poterla utilizzare sulle proprie navi.
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