A seguito di una discussione sull'omonimo gruppo FB, pubblichiamo qui di seguito il post che Fulvio Majocco (che ringraziamo) ci ha preparato per fare maggiore chiarezza su questo argomento.
Nel corso della guerra di
successione austriaca i genovesi nel 1747 approntarono sul crinale del
Chiappeto una ridotta ed altre opere difensive campali.
Dopo l’assegnazione di
Genova e della Liguria al Regno di Sardegna, decisa dal Congresso di Vienna, il
Genio militare sardo iniziò nel 1816 a studiare come rafforzare la Piazza di
Genova eliminando alcuni punti deboli.
Tra questi il lato a levante della città
mostrava delle lacune difensive che necessitavano di esser colmate. Sulla base
dell’esperienza maturata nel 1747, si iniziò a studiare come rafforzare le
posizioni della Madonna del Monte, la collina di Albaro ed il crinale del
Chiappeto, che si affaccia sullo Sturla e fronteggia Apparizione ed il monte
Fasce.
Dapprima si pensò ad una torre a due piani di forma semicircolare che
finiva a coda di rondine, simile nella struttura interna a quella della
Specola, posta a metà del crinale e protetta da una batteria antistante,
approntata su terrapieno semicircolare con troniere per i pezzi d’artiglieria
rivolti verso monte Fasce (la mia ipotesi è che dovesse sorgere nei pressi del
serbatoio dell’acquedotto e in zona potrebbero esservi ancora tracce della
costruzione, forse anche all’interno delle recinzioni dei prospicienti
condomini).
Iniziarono i lavori preparatori, ma il progetto fu ben presto
abbandonato, forse a causa dei costi, sebbene la posizione fosse ritenuta
strategicamente importante per completare il fronte di levante dei Forti
esterni alle Mura.
L’idea di costruire una fortificazione al Chiappeto fu
ripresa circa dieci anni dopo e fu redatto un progetto per l’approntamento di
un grande Forte lungo oltre 400 metri che partendo dall’attuale via Borzone,
dove fu iniziata la costruzione di un bastione con torrione angolare circolare
ancor oggi esistente, si estendeva in direzione nord sul pianoro occupato nel
secondo conflitto mondiale da una batteria contraerea, inglobando parte
dell’area occupata dalla RSA di Via Minoretti per raggiungere e superare a nord
la zona del serbatoio idrico dell’acquedotto.
La fortificazione, che va sotto
il nome di Forte Chiodo, a progetto
doveva comprendere un lungo fronte bastionato con fossato sottostante sul
torrente Sturla, a metà circa della costruzione una caserma a due piani, con
accesso dal fronte di gola protetto da un rivellino con ponte levatoio su fossato, poco più a nord,
all’interno della cinta, la polveriera con tetto a prova di bomba e infine
risalendo ancora il crinale una
Casa-Forte a due piani. Il fronte bastionato aveva quattro baluardi con
torrette angolari per la difesa ravvicinata del fossato, una soluzione già
adottata lungo le Mura seicentesche (ad esempio lungo le Mura di Granarolo).
Tra il 1828 ed il 1830 iniziò la costruzione della porzione dell’opera ancora
esistente in prossimità di via Borzone.
Ma ben presto anche questi lavori
furono interrotti, poiché il Genio militare aveva progettato la realizzazione
di Forte Monteratti, costruito tra il 1831 ed il 1842 sulla vetta del monte
omonimo, dove i genovesi già durante la guerra di successione austriaca avevano
realizzato una ridotta e rafforzato con opere campali la zona circostante.
Questa posizione era ritenuta cruciale per la difesa del settore Sturla,
Albaro, San Martino e impedire così l’accesso da levante alla città. Va
ricordato che sul finire dell’Ottocento per rafforzare ulteriormente le difese
di levante furono approntate due batterie di artiglieria a nord e sud di Forte
Richelieu i cui resti sono ancora visibili oggi, sebbene trasformate nel secondo
conflitto mondiale in batterie della contraerea.
Fulvio Majocco
Bibliografia: Stefano Finauri,
Forti di Genova, Edizioni Servizi Editoriali, Genova, 2007
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