venerdì 26 agosto 2016

Monastero-Carcere di S.Andrea





Questo post nasce da una lunga discussione sul gruppo omonimo di FB e proverà a raccontare quel che sappiamo di questa "costruzione e distruzione"  sintetizzando gli interventi di quella discussione che giudichiamo più significativi.

Riporteremo inoltre, se del caso, interi brani, come questo di Stefano Finauri: 

"""  Il documento più antico che testimonia un’attività monastica già avviata, risale al 1109; quest’atto riferisce la piena attività del convento, specifica che è femminile e di clausura.
Il monastero ha origine nell’XI secolo, come fondazione benedettina. La chiesa con annesso monastero, comprendente anche giardini ed orti, occupava un’area abbastanza estesa che andava dall’attuale porta Soprana fino al Palazzo della Borsa.
Anche questo convento fu abbandonato in seguito alla soppressione dei conventi cittadini. Solo la chiesa manterrà ancora la funzione di parrocchiale fino al 1810, quando il governo francese decise di riunire in Sant’Andrea tutti gli istituti carcerari della città.
Per questo motivo, la chiesa subirà radicali trasformazioni mentre il convento fu riadattato per ospitare, sui tre piani, le carceri. (S. Finauri, articolo su La Liguria n 15, marzo 2004)   """


In questa piantina del Poleggi del XI sec. vediamo la città poco dopo la fondazione del monastero di S.Andrea. Il monastero si trovava proprio fuori della cerchia delle mura di quel periodo (seconda cerchia) come del resto anche la Torre Friolante (o Friorente) che verrà poi incorporata nel corso dell'espansione del complesso monastico.

Sec XI da Una città portuale del Medioevo di Bianchi e E.Poleggi   ed. Sagep



Come noto la terza cerchia di mura (del "Barbarossa" )  venne eretta tra il 1155 ed il 1159.
Questa cinta incorporava il monastero di S.Andrea costeggiando il limite orientale della chiesa.

La mappa del Poleggi si riferisce al XIII secolo ma riporta l'area del monastero pressochè invariata mentre nel frattempo vediamo che la zona retrostante si sta popolando, come pure il borgo di Ponticello, ancora fuori delle mura.

Sec XIII da Una città portuale del Medioevo di Bianchi e E.Poleggi   ed. Sagep





Sempre dal Poleggi abbiamo ricavato queste tre piantine che ci danno la posizione ed il popolamento della zona in tre epoche consecutive XII - XIII - XIV secolo













Nel corso dei secoli il convento si è espanso oltre la cinta delle mura del Barbarossa, come indicato dalle mappe che seguono e pertanto la cinta è stata demolita già in epoca cinquecentesca per tutto il tratto tratteggiato relativo al Convento, che ha finito per incorporare anche la torre Friorente.
Riportiamo il brano integrale che lo racconta da "Medioevo Demolito", Raccolta di Saggi di vari autori  curata da  Colette Dufour Bozzo-Mario Mercenaro - Pirella Editore.
 I brani e le foto che abbiamo tratto da questo libro ed andiamo pubblicare fanno parte del primo capitolo a titolo "Sant'Andrea della Porta" e sono opera di ANNA MARIA DAGNINO  alla quale vanno i nostri ringraziamenti per le preziose notizie che sono state fondamentali per la nostra comprensione dell'argomento.

(Rif: ASCG Magistrato dei Padri del Comune, atti, 1512-17, filza n.20, doc.n. 10, anche per le frasi citate).


Medioevo Demolito- Saggio di Anna Maria Dagnino - Pirella Editore




Anche il Poleggi riporta , nelle sua piantine questo situazione facendoci vedere come il monastero, espandendosi, ha incorporato le mura che lo fiancheggiavano.



da Una città portuale del Medioevo di Bianchi e E.Poleggi   ed. Sagep



Ed ecco la piantina che mostra la dimensione finale del monastero, ma ormai siamo andati tanto avanti nel termpo che  dobbiamo chiamarlo "carcere di S. Andrea"

S.Andrea -  Archivio di Stato - Marco Cazzulo



E questa è parte della mappa del Poleggi che mostra il monastero di S. Andrea all'epoca della sua confisca nel 1798. (cerchiato in rosso)

da Una città portuale del Medioevo di Bianchi e E.Poleggi   ed. Sagep



Un'altra piantina che ci mostra il carcere nel 1800.

Da "Medioevo Demolito", Saggio di Anna Maria Dagnino - Pirella Editore




La salita al carcere di S. Andrea partiva dalla porta soprana e raggiungeva l'entrata del carcere.

Da "Medioevo Demolito", Saggio di  Anna Maria dagnino- Pirella Editore




L'entrata del  Carcere vista dal cortile interno nel 1880

carcere di S.Andrea 1880 Archivio fotografico del servizio Beni Culturali del Comune da Fotografi Liguri dell'ottocento - ed. G.Mondani



Nel 1904, dopo un iter burocratico molto travagliato, e nonostante l'opposizione del D'Andrade, venne decisa la demolizione del Carcere e lo sterro della collinetta, concluso nel 1907. Al suo posto si deliberò la costruzione del Palazzo della Borsa e di quello delle Poste (1909). Dalla parte opposta si costruivano gli edifici della Banca D'Italia e del Credito Italiano (1914). Nel mezzo, nasceva il primo tratto di via Dante.
In questa mappa, in mostra al museo di S.Agostino, vediamo la sovrapposizione  delle strade e delle costruzioni: il vecchio ed il nuovo. Il tutto magistralmente commentato dalle didascalie di Elio Berneri. L'unico punto controverso sono le "mura del Barbarossa, qui riportate esternamente al monastero/carcere, mentre come abbiamo visto più sopra, sono state smantellate ed incorporate nel 1500 per l'espansione del monastero.

piantina fotografata al Museo S.Agostino con note di Elio Berneri



Nell'imminenza delle demolizioni, tra il 1903 ed il 1905, vennero fatti rilievi, foto e studi di quanto rimaneva. Gli affreschi  ancora esistenti vennero staccati e trasferiti nella chiesa di Oregina (dove furono distrutti nel corso della WW2). 

Da "Medioevo Demolito", Saggio di Anna Maria Dagnino - Pirella Editore



Da "Medioevo Demolito", Saggio di Anna Maria Dagnino - Pirella Editore



Da "Medioevo Demolito", Saggio di Anna Maria Dagnino - Pirella Editore





Da "Medioevo Demolito", Saggio di Anna Maria Dagnino - Pirella Editore



Il chiostro medioevale venne ripulito dagli intonaci e le singole pietre numerate in vista della sua ricostruzione.  Ricostruzione che però, dopo lunghe ed accanite discussioni, venne rimandata sine die ed il materiale accatastato nella ormai sconsacrata chiesa di S.Agostino in attesa di tempi migliori.
Qui vediamo la foto del chiostro con le pietre numerate

Da "Medioevo Demolito", Saggio di Anna maria Dagnino - Pirella Editore



Ed ora qualche foto dei lavori di smaltellamento.
Cominciamo con la vista del carcere ancora integro, prima del 1904, mentre si stanno demolendo le case circostanti, affacciate su via Giulia
Sulla sinistra spunta il palazzo dell'Accademia
Vediamo spuntare una torre cilindrica che ha preso il posto della "torre Friolente" già menzionata in precedenza. Questa era una torre di origine medioevale in seguito incorporata nella costruzione delle mura del Barbarossa. Nel XVI secolo la torre era stata incorporata nella "fabbrica" del convento, insieme alle mura stesse. Al momento della incorporazione nel convento, la torre era in cattivo stato ed era stata parzialmente ricostruita dalle suore.
Purtroppo la torre non venne tenuta in nessuna considerazione e "rottamata" insieme alle altre costruzioni, nonostante l'antichità delle sue fondazioni.
 
Angolo Accademia e demolizione s.Andea  da "Album fotografico di Genova antica" edito da Mondani

Per quanto riguarda la torre, riportiamo quanto scritto nel libro "Medioevo Demolito" che si è dimostrato fondamentale in questa nostra (pur dilettantesca) "ricerca".
In sostanza le torri ritrovate sono due. Oltre alla Torre Seicentesca del Monastero (ex Friolente), ancora in piedi, vennero trovati i resti di una seconda torre, forse più antica, per la quale vi rimandiamo alla lettura del testo del libro come segue.

Da "Medioevo Demolito", testo di Anna maria Dagnino - Pirella Editore

Torre "X" - Foto Noack 1904
Torre "X" - Disegni del D'Andrade 1905



Nel corso dei lavori di demolizione e di sterro vennero trovati altri reperti fra cui parti delle mura e dell'acquedotto, nonchè fondazioni di una chiesa di epoca precedente. I reperti considerati degni di conservazione furono ricoverati presso il S.Agostino, nei cui magazzini dovrebbero essere tutt'ora reperibili.  Il resto finì in qualche anonimo  "riempimento" , forse delle banchine del porto.



In questa foto vediamo il carcere (ancora prima del 1904)  dopo la demolizione delle case di via Giulia che gli facevano da contorno.
Quello a sinistra, con i ponteggi, è il primo palazzo di via XX Settembre (sulla sinistra a scendere).
In fondo vediamo spuntare il Ponte Monumentale mentre i palazzi sulla destra  di via XX sono ancora da costruire.

demolizione s.Andea  da "Album fotografico di Genova antica" edito da Mondani



In questa foto invece siamo dopo al 1905, (ma prima del 1907) con il carcere in demolizione ed i palazzi di via XX che "avanzano" verso la piazza De Ferrari.

Cartolina edita da Circolari Ge


In pratica solo il "chiostro" venne salvato "quasi" per intero. Conservato nella chiesa di S.Agostino per un paio di decenni, venne finalmente "ripescato" negli anni 20 e ricostruito accanto alla "Casa di Colombo", con la quale ancor oggi molti turisti lo confondono e lo fotografano.

Qui vediamo il cantiere preparatorio in questa cartolina circolata nel 1925.

Cartolina edita da B&C Zurich , viaggiata nel 1925


Qui invece vediamo il chiostro già ricostruito nella posizione attuale.

Da:  "Viaggio nei Caruggi"  di Riccardo Navone - ed. Fratelli Frilli




Si concludeva così un episodio della tormentata vicenda che ha portato alla costruzione delle odierne piazza De Ferrari e Via XX Settembre di cui abbiamo parlato anche in altri post.










lunedì 1 agosto 2016

Il Tombarello



Il "tombarello" è stato il il più semplice, razionale, versatile, universale mezzo di trasporto prima dell'invenzione del "container". Insomma: il "toccasana dei trasporti su ruota".
Qui un tombarello carica il materiale di sterro durante la demolizione del convento e chiesa di San Domenico.
Piccone e tombarello hanno costruito la Genova del 1800 (dopo averla prima demolita...)



Non saprei dire in che secolo è stato inventato il tombarello ma l'inventore deve essere stato un vero genio. Un aggeggio semplice ed efficace: due ruote (grandi e robuste) che reggono un pianale con sponde. Due stanghe aggiogano un solo cavallo da tiro. 
Largo circa 120 cm, e lungo circa 2 metri, poteva passare dappertutto e portare qualsiasi tipo di merce. Quindi era usato sia per il trasporto di materiale edilizio che per merci in colli da nave a magazzino e viceversa. 
Economico da costruire ed altrettanto economico da mantenere (un solo cavallo).

Ne esistevano due versioni "speciali":  la "barra", per il trasporto carichi lunghi,  ed uno per il trasporto delle grandi botti da vino.

Qui vediamo la versione "barra".   Grazie alla struttura molto robusta (due grandi ruote ed un asse robusto) poteva trasportare carichi eccezionali, per i quali poteva aggiungere cavalli di "rinforzo" disposti in "fila indiana" come vediamo nel particolare di questa foto:


Part. di cartolina di Mangini da foto del 1900


Era anche pratico da scaricare nel caso di trasporto di materiale di sterro, ghiaia, sabbia, pietrame: bastava staccare il cavallo e il pianale si ribaltava all'indietro da solo scaricando tutto a terra, nel luogo voluto. 
Pratico anche il rimessaggio, perchè una volta staccato il cavallo il carretto si metteva in verticale da solo con le stanghe alzate occupando giusto lo spazio delle ruote o poco più.
Qui ne vediamo numerosi esemplari in sosta in piazza caricamento agli inizi del 1900 in una cartolina di Modiano, Milano.