L'attuale edificio, costruito all'inizio del XII secolo su di una precedente chiesa del VII secolo, ed ampliato nella seconda metà dello stesso secolo, rappresenta l'esempio più significativo del romanico genovese.
La struttura esterna della chiesa non subì significative modifiche nel corso dei secoli, anche se alcuni interventi di riparazione dopo i danni causati dal bombardamento navale francese del 1684 finirono per alterare parzialmente la costruzione originaria, in particolare la zona absidale.
Verso la fine del XIX secolo l'edificio fu sottoposto a sistematici restauri da Alfredo D'Andrade, condotti in due fasi tra il 1888 e il 1895. L'architetto D'Andrade, secondo il gusto dell'epoca, non si limitò ad un restauro conservativo, ma eliminò le modifiche eseguite nel corso dei secoli riadattando la chiesa a quello che si "riteneva" fosse stato lo stile "romanico originale" aggiungendo inoltre un terzo ordine di" bifore" alla torre nolare.
La copertura della navata centrale è stata rifatta con capriate lignee a vista, dopo che quella settecentesca, in muratura, era stata distrutta durante la seconda guerra mondiale dai bombardamenti del 22 ottobre e 6 novembre 1942 e del 4 settembre 1944, che causarono danni anche alla zona absidale, provocati dal crollo di edifici vicini, tra i quali l'oratorio della Morte e Misericordia, andato completamente distrutto.(nelle immagini la chiesa ed i dintorni prima e dopo i bombardamenti).
Da: "I quartieri di Genova Antica" ed. Tolozzi |
Dalla: Rivista del Comune di Genova genn. 1943 |
I lavori di restauro eseguiti dal 1946 al 1951, oltre alla riparazione dei danni dovuti ai bombardamenti, hanno anche ripristinato l'originario stile romanico, eliminando le sovrastrutture accumulate nel corso degli anni. In particolare, le absidi laterali andate distrutte, che risalivano alla ristrutturazione settecentesca, vennero ricostruite in conci di pietra sulle fondazioni originarie del XII secolo riportate alla luce durante i lavori.
La chiesa di San Donato, all'interno è divisa in tre navate in cui la tipologia delle colonne indica le varie fasi costruttive: romane di reimpiego quelle della prima edificazione; collocate durante l'ampliamento del tardo 1100 quelle a rocchi, sormontate da capitelli (quelle con le bande bianche e nere).
La moderna copertura a capriate della navata centrale ha sostituito quella distrutta dai bombardamenti della seconda guerra mondiale.
Le sole decorazioni interne restano gli stucchi ottocenteschi dei capitelli corinzi, che si contrappongono a quelli cubici, tipicamente medioevali, nella zona del transetto.
Interno della chiesa visto dall'ingresso |
La copertura lignea del tetto |
Le due tipologie di colonne e capitelli ed il "falso matroneo" |
Particolare di una delle colonne medioevali |
Dietro l'altar maggiore troviamo l'abside con il coro |
Nel transetto di destra si trova una tela raffigurante la Madonna Delle Grazie di Nicolò da Voltri (fine XIV sec.)
Nella navata di destra troviamo la staua del XVI sec della Madonna col Bambino (dello Scorticone?) proveniente dalla scomparsa chiesa di Santa Croce. E' venerata come "Nostra Signora della Terza Età".
Dalla navata di sinistra si accede alla cappella laterale, un tempo oratorio dei falegnami, costruito nel 600 e dedicato a San Giuseppe, incorporato nella chiesa nell'Ottocento tramite l'apertura di una porta.
L'altare seicentesco ospita la pala di Domenico Piola, rappresentante la Sacra Famiglia, fatta realizzare dalla Confraternita dei falegnami. (raffigurazione del bambino in braccio a S.Giuseppe, originale, se non unica, del suo genere)
Dal 1996 l'ex oratorio ospita l'opera più rilevante tra quelle conservate nella chiesa, il trittico a sportelli del fiammingo Joos van Cleve (1515) raffigurante l'adorazione dei Magi (al centro), il committente Stefano Raggi col suo santo protettore (sportello di sinistra), la Maddalena (sportello di destra) e la Crocifissione (nella cimasa in alto).
Di particolare pregio anche la Madonna del Latte di Barnaba da Modena, anche questa del XIV secolo.
Sulla parete esterna orientale, quella che dà sullo stradone di S. Agostino, si trova un’edicola, opera settecentesca di Tommaso Orsolino, con angioletti incornicianti la Colomba dello Spirito Santo, la quale sovrasta la nicchia al cui interno è posta la statua della Vergine col Bimbo (opera di Gio Domenico Casella detto Scorticone (1595-1648).
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