Il Santuario di N.S. della Vittoria, "imbriccato" sulla contorta strada che da Mignanego conduce a Savignone, non è antico come altri del suo genere, ma può vantare una peculiarità singolare rispetto agli altri centri devozionali dei dintorni.
N.S.della Vittoria cartolina edita da Martignone Busalla nel 1916 |
Già, non origina da una "apparizione" ma bensì da un "sogno", e non procurò guarigioni miracolose, bensì una vittoria in battaglia.
Quindi, trattandosi di un "miracolo bellico" possiamo ben comprendere il nome: "N.S. della Vittoria"
Parliamo di una "chiara vittoria", inaspettata, e quindi a buona ragione "miracolosa".
Per questo post non abbiamo sfogliato la solita pila di libri polverosi e "noiosi", non abbiamo dovuto girare per biblioteche... questo è stato un post facile facile, di tutto riposo, un semplice riassuntino di quanto trovato su wikipedia, non è il Vangelo, ma in mancanza di meglio, proviamo a prenderlo per buono. Se diremo qualche inesattezza, ci correggerete.
Santuario di N.S. della Vittoria - cartolina edita da G.Maccia Milano e spedita nel 1929 |
Il 10 maggio 1625 il duca di Carlo Emanuele I di Savoia, alla testa di 8000 soldati franco-piemontesi ben addestrati ed armati di tutto punto, stava marciando baldanzosamente verso Genova dopo aver conquistato la maggior parte del territorio della Repubblica.
Ad affrontarlo, al solo scopo di ritardarne l’avanzata, era stato mandato un reparto di poche centinaia di soldati Genovesi che si attestava al passo del Pertuso al comando di Stefano Spinola, Commissario d'Armi della Valpolcevera.
Ad essi si unirono i polceveraschi guidati dal parroco di Montanesi Giovanni Maria Lucchini ed alcuni banditi arruolatisi nelle file dei difensori della Repubblica con la promessa della grazia al termine del conflitto, capeggiati da un certo Giambattista Marigliano.
Ad affrontarlo, al solo scopo di ritardarne l’avanzata, era stato mandato un reparto di poche centinaia di soldati Genovesi che si attestava al passo del Pertuso al comando di Stefano Spinola, Commissario d'Armi della Valpolcevera.
Ad essi si unirono i polceveraschi guidati dal parroco di Montanesi Giovanni Maria Lucchini ed alcuni banditi arruolatisi nelle file dei difensori della Repubblica con la promessa della grazia al termine del conflitto, capeggiati da un certo Giambattista Marigliano.
Inaspettatamente questo esercito raccogliticcio, combattendo valorosamente con la forza della disperazione e favorito dall'asprezza del luogo, costrinse le truppe franco-savoiarde a ritirarsi.
Nel corso dei combattimenti lo stesso duca fu sfiorato da un colpo di archibugio che uccise un suo segretario.
Questa vittoria, straordinaria e del tutto inaspettata, fu subito attribuita dai genovesi all'intervento miracoloso della Madonna, che sarebbe apparsa in sogno a don Lucchini, incoraggiandolo a resistere ed avrebbe compiuto diversi prodigi in favore dei resistenti polceveraschi.
Nei giorni seguenti, il previsto arrivo di truppe spagnole provenienti da Milano, in rinforzo ai genovesi, costrinse i franco-piemontesi ad abbandonare definitivamente l’impresa.
Sull'onda emotiva che fece seguito alla vittoria fu immediatamente decisa la costruzione di una cappella subito divenuta meta di pellegrinaggi.
Nel 1637 il governo della Repubblica di Genova anche per accrescere il proprio prestigio in campo internazionale, incoronò la Madonna Regina della città. In questa occasione donava al santuario una pala d'altare che raffigurava la Vergine in trono tra i Santi protettori della Repubblica, oggi sostituita da una statua, attribuita a Tommaso Orsolino .
La cappella originaria fu ingrandita, divenendo una chiesa vera e propria, che fu inaugurata nel 1654, nonostante ritardi e problemi tecnici che interessarono i lavori.
Durante la guerra di successione austriaca, tra il 1746 e il 1747 la chiesa subì gravi danni e fu ricostruita nel 1751.
Cartolina edita da Barberis e spedita nel 1929 |
Il santuario della Vittoria divenne una delle principali mete domenicali degli abitanti della Val Polcevera, tradizione che, a motivo della sua origine, si consolidò con l'instaurarsi del clima patriottico che caratterizzò il periodo tra la fine dell'Ottocento e la prima guerra mondiale. In quel periodo divenne un importante punto di riferimento per gli ex combattenti, che vi hanno portato cimeli di guerra ed ex voto in segno di ringraziamento.
cartolina ricordo, non circolata |
Sul piazzale sono conservati i resti di un obice austriaco della prima guerra mondiale, donato al santuario nel 1919 dal generale Armando Diaz e un pezzo d'artiglieria della seconda guerra mondiale, strappato ai tedeschi dalle brigate partigiane che operarono nella zona durante la lotta di liberazione. Si tratta di un cannone anticarro tipo 7.5 cm PaK 40 prodotto dalla Rehinmetall-Börsig.
In occasione della consegna dell'obice (si tratta di un 8 cm M.75) donato dal generale Diaz fu anche collocata sul muro del campanile la targa, tuttora esistente, con il testo del Bollettino della Vittoria dello stesso generale Diaz (novembre 1918).
cartolina edita da Marconi spedita nel 1965 |
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