giovedì 2 aprile 2020

FORTIFICAZIONI OTTOCENTESCHE AL CHIAPPETO - post di Fulvio Majocco







A seguito di una discussione sull'omonimo gruppo FB, pubblichiamo qui di seguito il post che Fulvio Majocco (che ringraziamo)  ci ha preparato per fare maggiore chiarezza su questo argomento.




Nel corso della guerra di successione austriaca i genovesi nel 1747 approntarono sul crinale del Chiappeto una ridotta ed altre opere difensive campali. 
Dopo l’assegnazione di Genova e della Liguria al Regno di Sardegna, decisa dal Congresso di Vienna, il Genio militare sardo iniziò nel 1816 a studiare come rafforzare la Piazza di Genova eliminando alcuni punti deboli. 
Tra questi il lato a levante della città mostrava delle lacune difensive che necessitavano di esser colmate. Sulla base dell’esperienza maturata nel 1747, si iniziò a studiare come rafforzare le posizioni della Madonna del Monte, la collina di Albaro ed il crinale del Chiappeto, che si affaccia sullo Sturla e fronteggia Apparizione ed il monte Fasce. 
Dapprima si pensò ad una torre a due piani di forma semicircolare che finiva a coda di rondine, simile nella struttura interna a quella della Specola, posta a metà del crinale e protetta da una batteria antistante, approntata su terrapieno semicircolare con troniere per i pezzi d’artiglieria rivolti verso monte Fasce (la mia ipotesi è che dovesse sorgere nei pressi del serbatoio dell’acquedotto e in zona potrebbero esservi ancora tracce della costruzione, forse anche all’interno delle recinzioni dei prospicienti condomini).



Iniziarono i lavori preparatori, ma il progetto fu ben presto abbandonato, forse a causa dei costi, sebbene la posizione fosse ritenuta strategicamente importante per completare il fronte di levante dei Forti esterni alle Mura. 
L’idea di costruire una fortificazione al Chiappeto fu ripresa circa dieci anni dopo e fu redatto un progetto per l’approntamento di un grande Forte lungo oltre 400 metri che partendo dall’attuale via Borzone, dove fu iniziata la costruzione di un bastione con torrione angolare circolare ancor oggi esistente, si estendeva in direzione nord sul pianoro occupato nel secondo conflitto mondiale da una batteria contraerea, inglobando parte dell’area occupata dalla RSA di Via Minoretti per raggiungere e superare a nord la zona del serbatoio idrico dell’acquedotto. 
La fortificazione, che va sotto il nome di Forte Chiodo,  a progetto doveva comprendere un lungo fronte bastionato con fossato sottostante sul torrente Sturla, a metà circa della costruzione una caserma a due piani, con accesso dal fronte di gola protetto da un rivellino con  ponte levatoio su fossato, poco più a nord, all’interno della cinta, la polveriera con tetto a prova di bomba e infine risalendo ancora  il crinale una Casa-Forte a due piani. Il fronte bastionato aveva quattro baluardi con torrette angolari per la difesa ravvicinata del fossato, una soluzione già adottata lungo le Mura seicentesche (ad esempio lungo le Mura di Granarolo). 
Tra il 1828 ed il 1830 iniziò la costruzione della porzione dell’opera ancora esistente in prossimità di via Borzone. 






Ma ben presto anche questi lavori furono interrotti, poiché il Genio militare aveva progettato la realizzazione di Forte Monteratti, costruito tra il 1831 ed il 1842 sulla vetta del monte omonimo, dove i genovesi già durante la guerra di successione austriaca avevano realizzato una ridotta e rafforzato con opere campali la zona circostante. Questa posizione era ritenuta cruciale per la difesa del settore Sturla, Albaro, San Martino e impedire così l’accesso da levante alla città. Va ricordato che sul finire dell’Ottocento per rafforzare ulteriormente le difese di levante furono approntate due batterie di artiglieria a nord e sud di Forte Richelieu i cui resti sono ancora visibili oggi, sebbene trasformate nel secondo conflitto mondiale in batterie della contraerea.

Fulvio Majocco

Bibliografia: Stefano Finauri, Forti di Genova, Edizioni Servizi Editoriali, Genova, 2007

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