Era domenica mattina, il 9 febbraio 1941.
Era domenica mattina, le 8 e un quarto, ed i genovesi erano per la maggior parte a casa, alle prese con la "cicoria" il surrogato autarchico del caffè.
Se qualcuno ancora dormiva si svegliò di botto, alle prime cannonate.
Erano botti che non si potevano non sentire, quelli dei cannoni da 381 delle due corazzate inglesi che a poche miglia dalla costa, ben nascoste dalla foschia, in poco meno di mezz'ora, vomitarono ben 273 di quei grossi "confetti" sulla città inerme. A questi si aggiunsero 1182 proiettili di calibro minore sparati, sempre in mezz'ora dalle stesse corazzate e dalle unità di scorta.
Le batterie costiere, prive di radar spararono qualche colpo a casaccio; di copertura aerea neanche a parlarne. In mezz'ora tutto era finito, restavano le macerie, i morti , i feriti e la solita propaganda.
La squadra navale italiana andata ad intercettare gli inglesi mancò il bersaglio sia all'andata che al ritorno ed anche gli aerei italiani mandati all'inseguimento non trovarono la flotta inglese.
Una chiara azione dimostrativa, senza obbiettivi militari, per far sapere che loro (gli inglesi), "per mare andavano dove volevano e colpivano quando volevano". Azione forse fatta anche per dissuadere il "generalissimo" Franco, (atteso per quei giorni in visita in Liguria), dall' entrare in guerra al fianco dell' "asse" (e salvare quindi Gibilterra dalle mire di Hitler).
Fosse quel che fosse, quella "azione" costò ai genovesi 250 edifici distrutti, 4 navi affondate in porto, 72 morti, 226 feriti, 2500 senzatetto e sopratutto l'impressione di essere assolutamente indifesi, quasi abbandonati alle rappresaglie del nemico, nonostante la propaganda bellica si sforzasse di affermare il contrario.
Ho usato il termine "rappresaglie" perché non tutti sanno (ed io appunto lo ignoravo) che il Duce, entrando in guerra, pubblicizzò la sua richiesta ad Hitler di avere l'onore di partecipare al bombardamento su Londra. "Onore" che ci fu concesso, con la dislocazione lungo la Manica e nelle Fiandre di bombardieri e caccia del CAI che parteciparono alle operazioni contro l'Inghilterra.
Mi vien da pensare che i caccia sarebbero stati meglio impiegati sui cieli di Genova, dove invece i nemici la fecero sempre da padroni in totale assenza di difesa aerea da parte nostra.
Genova nella seconda guerra mondiale di Carlo Brizzolari Valenti editore vol 1 |
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Ora qualche immagine del bombardamento navale:
Immagine di repertorio di corazzate inglesi in azione. Non so dire a quale azione questa foto si riferisce ma la metto perché nel libro c'era e da l'idea della potenza di fuoco.
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Foto in diretta dell'esplosione di un proiettile il 9 febbraio
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Casa sventrata in zona del Molo
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Bombe sull'ospedale Galliera
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Bomba inesplosa in San Lorenzo (la freccia bianca evidenzia il foro prodotto dal passaggio del proiettile):
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Sede del Giornale di Genova
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Zona S.Croce
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Ancora zona S.Croce
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Via Galata ?
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Zona via Cesarea
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Bomba ripescata in porto
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Immagini di case bombardate senza indicazioni del luogo.
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Nelle due foto che seguono invece dovremmo essere in viale Aspromonte
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Un colpo centrò anche il palazzo dell'Accademia, sfondando i tetto e devastando gli interni. Inutile, quasi patetica, la protezione fatta ai portici (che vediamo nella foto) di fronte alla potenza distruttiva del proiettile di grosso calibro. Da notare che, come le bombe, anche le cannonate piovevano dall'alto.
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Dalle "occhiaie vuote" del palazzo dell'Accademia vediamo il Carlo Felice, per ora intatto.
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Qualcuna delle foto precedenti potrebbe riferirsi a piazza e via Colombo dove si è verificata la maggior densità di danni. Tanto che questi luoghi sono stati in seguito rinominati "9 Febbraio 1941 come vediamo nelle immagini che seguono.
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Qui abbiamo una foto della principessa Maria Josè in visita alle zone bombardate. Qui siamo in via Palmaria e sullo sfondo vediamo l'ingresso meridionale del mercato Orientale.
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Qui invece la vediamo in via Galata
Avevamo accennato alle possibili ragioni di politica internazionale che potrebbero aver motivato questa azione bellica. Sta di fatto che quando il generalissimo Franco ebbe un incontro con Mussolini il 12 febbraio a Bordighera declinò "l'offerta" di entrare in guerra dicendo che lui la guerra la aveva appena fatta e la Spagna non era in grado di farne un'altra.
Qui la foto di Franco a Bordighera.
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