lunedì 13 marzo 2017

Pammatone





La storia degli "Ospedali"  genovesi è antica quasi quanto quella della città.
Come dovunque, nel medio evo, la prestazione ospedaliera era garantita dagli ordini monastici e, salvo in caso di epidemie, era riservata ai cittadini che non potevano essere assistiti in casa propria, ovvero ai più poveri ed ai pellegrini in transito..

Quasi ogni chiesa monastica aveva il proprio ospedale e la cosa garantiva una assistenza capillare (in realtà più "religiosa" che pratica) in modo che a nessuno potesse mancare una tazza di brodo caldo ed una preghiera.

Il Poleggi ce ne aveva fatto la situazione su mappa del sec. XV

   
Una città portuale del Medioevo - Genova nei secolo X-XVI di  L.G.Bianchi e E.Poleggi   ed. Sagep

Le medicine erano poche e poco efficaci per cui affidarsi alle preghiere dei monaci era spesso meglio che "cadere" nelle mani dei medici.

Si trattava di una assistenza "privata" cui i monaci attendevano per vocazione, aiutati dalle elemosine raccolte e sopratutto dalle offerte e lasciti di privati che speravano con una buona azione di sgravarsi l'anima da anni di peccati.

Qui vediamo "la giornata del perdono"  raffigurata al Pammatone. Giornata un cui i cittadini abbienti sfilavano davanti al cassiere dell'ospedale e "scucivano" pubblicamente i loro quattrini. e se ne davano pochi, rispetto alle loro possibilità (giudicate da amici, nemici e concorrenti)... venivano criticati tutto l'anno.

LA MIA TERRA omaggio del Secole XIX



A noi "moderni", abituati al "wellfare" che (bene o male) ci accompagna dalla nascita alla morte, questo sistema sembrerà strano ma "funzionava bene" (per il metro di quei tempi) e la "pubblica autorità" dell'antica Repubblica si limitava ad un controllo formale sulla pubblica sanità, limitandosi ad intervenire solo in caso di gravi epidemie.

Ma torniamo al Pammatone ed al nostro "filantropo di turno:  Bartolomeo Bosco.
Bartolomeo Bosco, nel 1412, fondò l'Ospedale "della Beata Vergine della Misericordia" in vico Pammatone (passato però alla storia come l'Ospedale di Pammatone).
L'ospedale, nato con l'acquisto soli due modesti edifici fu ingrandito nel tempo grazie anche ai lasciti di numerosi benefattori, e rimase per quasi 5 secoli il più grande ospedale della città assorbendo man mano le "attività" degli ospedali minori.

Come al solito pubblichiamo una piantina del Poleggi che ci mostra un ospedale a forma di croce ancora ben lontano dalla sua forma definitiva. Nella piantina invece è abbastanza ben delineato il monastero della SS.Annunziata di Portoria che fu fondato nel 1489.  Oggi conosciamo questa chiesa come chiesa di Santa Caterina in quanto contiene la spoglie mortali di S.Caterina Fieschi Adorno, che dedicò vita e beni alla conduzione dell'ospedale dal 1478 al 1510.

Una città portuale del Medioevo - Genova nei secolo X-XVI di  L.G.Bianchi e E.Poleggi   ed. Sagep



Di molto posteriore invece è questa mappa che ci mostra l'Ospedale nella sua forma definitiva (D)




Carta Topografica della Città di Genova ed. Grondona 1846 - di proprietà degli autori


Nella seconda metà del 1700 l'ospedale fu ampliato con l'aggiunta di un vasto cortile con portico colonnato (su direzione dell'architetto Andrea Orsolino).


Stampa di proprietà degli autori

 
 Così si presentava alla vista dall'esterno nel 1905

Cartolina ristampata da Mangini


L'ospedale era costruito alla "vecchia maniera" con enormi corsie a volte altissime come vediamo nella foto che segue





Come abbiamo avuto modo di osservare l'ospedale era stato costruito all'estrema periferia della città, al di fuori delle mura del Barbarossa che hanno continuato a segnare fino al 1800 i confini del centro urbano. 

Ma nulla dura in eterno e, con l'espansione della città, ospedali e carceri vennero spostati nelle nuove periferie. Così, nei primi decenni del 1900, i malati vennero traslocati al San Martino ed il "vetusto" edificio venne diviso fra l'Università ed alcuni uffici comunali.  

Ci pensò poi la guerra a fare piazza pulita dell'edificio e del quartiere.





infine qui vediamo l'ospedale completamente "svuotato dalle bombe alla "fine della cura".

  



 Al contrario di tutto il resto della zona (spianata senza alcun riguardo per la millenaria Porta Aurea, che alla fine della guerra era ancora in piedi), la parte meno antica ma più "monumentale" del Pammatone è stata restaurata ed ora fa bella mostra di sé all'ingresso del nuovo Tribunale.

Del resto anche in tutti  i piani di "ristrutturazione" della zona di Piccapietra, dal 1920 ad oggi, quell'edificio porticato è stato sempre risparmiato... chissà, deve averci i suoi "santi in paradiso".
Ma questa è un'altra storia...








1 commento:

  1. Ho saputo che il Pammatone fu anche un orfanotrofio negli anni '30, ma non trovo immagini di quel periodo. Conosco una signora cresciuta fino ai 6 anni di età proprio lì e poi trasferita alla Doria.Grazie per le informazioni interessanti. Miriam Kisilevsky

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