Ancora una volta ospitiamo uno scritto di Fulvio Maiocco che continua ad onorarci affidandoci la diffusione dei suoi lavori. Se va avanti così diventeremo anche editori... (faccina che ride).
Questa volta si tratta della (breve) storia del monumento che i genovesi avevano eretto, in piazza Acquaverde, in onore di Napoleone Bonaparte, Diciamo "breve" storia non perchè Maiocco ci spenda poche parole... ma perchè l'opera stessa (il monumento) ha avuto vita breve.
Ma diamo la parola a Fulvio e leggiamo con voi.
L’antefatto
è costituito dall’abbattimento e distruzione da parte di una folla inferocita
nel pomeriggio del 14 giugno 1797 delle due colossali statue dei D’Oria poste
sui piedistalli ai lati della scalinata
di Palazzo Ducale, e oggi disadorni.
Quella data segnò la fine della secolare
Repubblica di Genova e la nascita della Repubblica Democratica Ligure. Le due
statue secondo i più accesi giacobini rappresentavano i simulacri
dell’oligarchia aristocratica che aveva governato fino ad allora.
Il ministro Faipoult, rappresentante della Repubblica Francese a Genova, comunicò con baldanza a Napoleone Bonaparte, comandante dell’Armata d’Italia in quei giorni a Montebello, quanto era avvenuto, ma il Generale deprecò il gesto e offrì di contribuire personalmente affinché le statue tornassero al loro posto; proposito impossibile da realizzare poiché ridotte in pezzi.
Ricostruzione recente degli originali in resina |
Il ministro Faipoult, rappresentante della Repubblica Francese a Genova, comunicò con baldanza a Napoleone Bonaparte, comandante dell’Armata d’Italia in quei giorni a Montebello, quanto era avvenuto, ma il Generale deprecò il gesto e offrì di contribuire personalmente affinché le statue tornassero al loro posto; proposito impossibile da realizzare poiché ridotte in pezzi.
Dalla necessità di rimpiazzare le statue sui due piedistalli ai lati dello scalone di Palazzo,
non più Ducale, ma Nazionale nacque l’idea di dedicarne una al Generale corso.
Nel seguito per brevità mi limiterò a sintetizzare le vicende che
portarono alla realizzazione a Genova di un monumento dedicato a Napoleone I,
rimandando i lettori per ulteriori approfondimenti agli articoli che ho
pubblicato sul “Gazzettino Sampierdarenese” alla voce “Storia di statue a
Palazzo Ducale” sui numeri di febbraio-marzo-aprile-maggio-giugno e ottobre
2019 disponibili on-line sul sito del Gazzettino nella sezione “Archivio”. Fu
necessario attendere il 1802 perché fosse bandito un concorso per due statue
monumentali da erigere sui piedistalli di Palazzo Nazionale e dedicate, su
mozione del senatore Girolamo Serra, a Cristoforo Colombo e al Primo Console
Napoleone Bonaparte. Il decreto del
Senato Ligure pubblicato su “La Gazzetta Nazionale della Liguria” nel settembre
1802, fu seguito nel dicembre dello stesso anno dalle istruzioni per gli
artisti partecipanti. Le due statue dovevano avere altezza pari alle precedenti
(dieci piedi e mezzo) e la scadenza del bando fu fissata al 30 giugno 1803. La
Commissione giudicatrice ricevette ben quattordici modelli, sei di Colombo e
otto di Bonaparte, e nel novembre 1803 così decretò: per la statua di Napoleone
non era stato approvato nessun modello per cui fu rinnovato il concorso nel
gennaio del 1804, mentre per quella di Colombo fu scelto il bozzetto presentato
dallo scultore genovese Nicolò Traverso, ma la realizzazione posticipata fino a
quando non fosse stata scelta l’altra statua. Nel frattempo Napoleone da
Primo Console era diventato Imperatore dei francesi, perciò nel gennaio 1805 si
pensò di affidare allo scultore torinese Giovanni Battista Comollli la
realizzazione in tutta fretta di una statua del novello imperatore, ma si era
atteso di nuovo troppo. Il 4 giugno 1805 infatti Bonaparte a Milano accettò il
voto di annessione della Liguria all’Impero francese, divisa in tre
dipartimenti: Genova, Montenotte e Appennini. Il ministro dell’interno
Champagny giunse a Genova il 9 giugno
1805 con pieni poteri per attuare l’annessione della Liguria e due mesi dopo
Napoleone giunse in visita a Genova con Giuseppina, già ospite in passato della
nostra città.
Nel gennaio1806 il consiglio municipale approvò la proposta di Agostino Pareto primo Maire (sindaco) di Genova, di erigere una statua marmorea dell’imperatore in una delle principali piazze cittadine e la delibera fu accolta con entusiasmo dall’Arcitesoriere Le Brun.
Fu deciso di affidare l’incarico allo scultore genovese Nicolò Traverso, già vincitore del concorso per quella di Colombo.
L’artista realizzò due modelli. Il primo, non approvato, raffigurava Napoleone seduto sul trono con l’abito cerimoniale e il manto imperiale, il capo coronato d’alloro, le braccia appoggiate alla spada e allo scettro. Il bozzetto in cera alto una trentina di centimetri è giunto fino a noi ed è conservato al Museo del Risorgimento di Genova. Il bozzetto di Traverso fu quasi certamente ispirato al quadro “Napoleone I sul trono imperiale” (olio su tela, 260×163 cm., noto anche come “Sua maestà
l'imperatore dei francesi sul suo
trono”) dipinto nel 1806 dal pittore francese Jean Auguste-Dominique
Ingres, attualmente esposto al Musée de l'Armée di Parigi.
Il secondo modello approvato dalla committenza e
andato perduto, sebbene molto criticato per la
foggia da imperatore romano e la scarsa plasticità dell’opera, ebbe a mio giudizio due fonti d’ispirazione
distinte, una per il corpo e l’altra per la testa, ricomposte da Traverso in
un’unica opera. Il corpo, eccettuata
appunto la testa, è la copia quasi identica della statua di Giulio Cesare
scolpita da Nicolas Coustou nel 1696 per i giardini delle Tuileries e oggi
conservata al Louvre. Il panneggio nell’opera di Coustou da quel movimento che
manca alla statua del Traverso e maschera la poco plastica posizione della
gamba, oggetto all’epoca di forti critiche.
Traverso ricavò il modello per la testa della
statua da uno schizzo del pittore Morro di una delle più famose effigi di
Napoleone, opera di Antonio Canova. Nel 1802 infatti lo scultore di Possagno,
novello Fidia e massimo rappresentante del Neoclassicismo, fu invitato in
Francia per realizzare un ritratto del primo console della Repubblica in
previsione di un monumento celebrativo a lui dedicato. Canova nel corso di
cinque sedute di posa realizzò un bozzetto in argilla del busto in divisa del
futuro imperatore, che modificò per la realizzazione della statua di “Napoleone
in veste di Marte Pacificatore” (l’originale è a Londra nella dimora di Lord
Wellington, mentre una copia in bronzo si trova nel cortile dell’Accademia di
Brera) spogliandolo della divisa e piegando il capo da un lato con il volto
leggermente inclinato verso il basso, i lineamenti marcati e lo sguardo
racchiuso in un gioco d’ombre. Il busto più volte replicato dal 1803 divenne in
breve una delle più famose effigi di Napoleone.
Queste le fonti di ispirazione per Traverso, che,
va sottolineato, fu un eccellente scultore. Ritengo perciò che l’unica immagine
esistente del monumento di Napoleone, ovvero l’incisione di Domenico Del Pino
definita già all’epoca poco pregevole, non renda pienamente giustizia
all’opera, purtroppo distrutta, ed al suo autore. Nel
giugno 1807 fu stipulato il contratto con Traverso che si impegnò a consegnare
la statua in marmo bianco di Carrara, alta dieci palmi (3,75 m), entro il 1809.
Il blocco di marmo, consegna prevista ad ottobre 1807, giunse a Genova quattro
mesi dopo. Traverso si mise subito all’opera, ma sorse il problema della
collocazione della statua. La scelta cadde su Piazza Acquaverde, poiché Piazza
del Principe, a ridosso delle Mura, era poco scenografica. La statua doveva
ergersi “in quella parte della piazza che si estende al basso fra le due scalee
della Visitazione, sarà così visibile dal porto e posta subito all’ingresso
della città”. La realizzazione del basamento composto “da gradini e piedistallo
in marmo bianco di Carrara con ornamenti e bassorilievi nelle quattro facciate,
recintato da pilastrini di marmo uniti da sbarre di ferro (poi sostituiti da
catene)” fu affidata al marmista Francesco Montebruno su progetto
dell’architetto civico Gaggini.
Arrivati i marmi per il Montebruno, iniziarono gli scavi delle fondamenta in Piazza Acquaverde notificati al prefetto barone Bourdon de Vatry, che dichiarò la sua contrarietà ad una collocazione così periferica e suggerì di erigere la statua di Colombo in vista del porto (come poi avvenne), mentre per Bonaparte propose di abbattere la cortina davanti a Palazzo Nazionale e ricavarne una
piazza
(anche questo avvenne mezzo secolo dopo) con al centro la statua
dell’imperatore. Chiese infine che la statua almeno sorgesse al centro di
Piazza Acquaverde, ma anche questa richiesta fu disattesa. Nel gennaio 1810
Traverso terminò la statua, che fu posta sul basamento il 20 aprile dello
stesso anno.
1810 ca - Genova sotto l'imparo francese - Ambrose Louis Garneray Acquatinta |
Non
restava che l’inaugurazione e quale data migliore del 22 aprile 1810, giorno
del matrimonio di Napoleone con Maria Luisa d’Austria. In tale occasione
l’Imperatore decretò che 6.000 militari in congedo, reduci almeno da una
campagna di guerra, avrebbero sposato altrettante ragazze del loro paese alle
quali, a spese dello Stato, sarebbe stata assegnata una dote di 600 franchi, e
dieci di questi matrimoni toccarono a Genova. Alle 18,30 del 21 aprile tutte le
campane della città diedero l’annuncio del festoso evento accompagnate dalle
salve di cannone delle artiglierie del Presidio di mare e di terra. Le facciate
delle case furono illuminate ed archi luminosi innalzati nelle strade. La
celebrazione iniziò alle sei del mattino con una distribuzione a 306 famiglie
indigenti di beni e denaro, seguita da una somministrazione di pane e vino ai
poveri della città nella Loggia di Banchi. Alle ore 10 tutte le autorità civili
e militari presenziarono al matrimonio civile dei dieci militari nella Mairie,
benedetto poi in San Lorenzo. Il corteo delle autorità e dei cittadini si
spostò in Piazza Acquaverde, dove
avvenne l’inaugurazione del monumento all’Imperatore, alto in totale nove
metri. Furono innalzati due alberi della cuccagna, uno in Fontane Amorose e
l’altro davanti all’ospedale di Pammattone; la festa proseguì fino a notte con
canti, balli, e luminarie. Una sentinella fu posta a guardia della statua ed impedire
che fosse asportata legna dagli alberi piantati per darle un degno coronamento.
Nel 1814 l’epopea napoleonica stava per giungere al termine. L’esito disastroso della campagna di Russia, l’occupazione di Parigi da parte delle truppe della coalizione e la notizia dell’imminente abdicazione dell’imperatore non tardarono a far sentire i loro effetti anche a Genova. La flotta inglese era già al largo del porto in attesa di ricevere la resa delle truppe, che, al comando del Fresia, si erano ritirate nelle fortificazioni attorno alla città.
La resa tardava a concludersi, così fu il terrore di un nuovo terribile
assedio, come quello già sofferto nel 1800, che spinse una folla di popolo
verso Piazza Acquaverde per abbattere il simulacro dell’imperatore. Attorno al
collo della statua furono legate delle funi e a forza di braccia fu abbattuta
al suolo. La testa trascinata per le strade e ridotta ad un ammasso informe fu
gettata in mare in vista delle navi inglesi, che dal largo seguivano con i cannocchiali
il tumulto. Lo scultore Traverso, a cui la statua non era mai piaciuta,
avvertito dell’accaduto si limitò ad esclamare: “Han fatto bene”. Un capolavoro
del Traverso lo possiamo ammirare nella chiesa del Carmine ed è il gruppo marmoreo della “Gloria di Sant'Agnese”, che l'artista
realizzò nel 1791 per la sua chiesa parrocchiale, poi demolita.
L’armistizio con le
autorità britanniche fu concluso e all’Acquaverde rimasero i resti del
basamento, demolito anch’esso pochi giorni dopo. Sulle stesse fondamenta, nel
1846, il governo sabaudo pensò dapprima di erigere la statua di Vittorio
Emanuele I, opera di Giuseppe Saggini, che fu invece collocata a Torino davanti
alla chiesa della Gran Madre, e poi quella di Cristoforo Colombo, come
suggerito mezzo secolo prima dal prefetto Bourdon de Vatry, iniziata nel 1846 e
terminata nel 1857, alla quale lavorarono ben otto diversi scultori, dei quali
tre deceduti in corso d’opera, vicenda che contribuì a creare un alone nefasto
attorno ad essa.
Bibliografia:
Tommaso
Pastorino, Il monumento di Napoleone I a Genova, Rivista Municipale “Genova”
n.2 febbario 1934, pagg. 97-116
Stefano
Rebaudi, Le statue dinnanzi la facciata di Palazzo Ducale in Genova, Società
Ligure di Storia Patria Biblioteca digitale 2012
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