C'era una volta Vico Cartai e.... adesso..... adesso è tale e quale, magari più degradato e deserto, avendo perso le antiche botteghe a favore degli attuali anonimi magazzini chiusi e sprangati.
Stavolta non vi tedieremo con le mappe, basti dire che il Vico di trova tra Palazzo San Giorgio (via Frate Oliveiro) e piazza Banchi, non ci si può sbagliare.
Riporto quello che c'è scritto sul secondo volume di "Le più belle strade di Genova":
"Il nome deriva dalle botteghe e relativi magazzini che i cartai avevano nel vicolo. Nei secoli passati, come è noto, i vari artigiani si riunivano in corporazioni, ognuna delle quali si stabiliva in una contrada che risultava maggiormente idonea alla propria attività. I cartai scelsero questo vicolo in quanto, essendo vicino a Banchi ed alla Dogana, venivano a trovarsi a diretto contatto con i mercanti, i quali, facendo largo uso di carta, erano i clienti più assidui.
I cartai genovesi non erano semplici rivenditori, ma erano anche produttori e dalle cartiere che essi avevano a Pegli, Prà, Voltri, Mele e Arenzano uscivano grandi quantitativi di carta, in massima parte esportati all'estero, dove il prodotto era particolarmente apprezzato. Il Parlamento di Londra, a quanto si narra, aveva stabilito che i documenti da riporsi in archivio fossero redatti sulla carta proveniente dalle fabbriche del genovesato.
La Repubblica di Genova si mostrava particolarmente gelosa di questo ramo dell'industria, tanto da giungere al punto di vietare ai cartai di recarsi ad impiantare fabbriche fuori del dominio.
Una singolare attività svolse in questo vicolo, tra il 1848 e 1860, un ex comandante marittimo che, rimasto infortunato ad una gamba, fu costretto ad abbandonare la navigazione. Egli, che a causa della sua invalidità veniva soprannominato "o rango", eseguiva, in un locale situato appunto nel vicolo, apprezzati ex voto marinari. Le opere, che eseguiva ad acquarello, erano particolarmente richieste dai marittimi in quanto, data l'esperienza, l'autore riproduceva fedelmente la forma dei vari scafi.
Il vico Cartai fu tra i più colpiti dai bombardamenti navali del 1684, ad opera dei francesi, da quelli del Lamamora (fetente aggiungo io) del 1849, di cui si conserva tuttora, conficcata nel muro tra i numeri civici 17 e 18, una palla di cannone, e dai vari bombardamenti aerei inglesi e americani dell'ultima guerra.
La Compagnia di Navigazione di Raffaele Rubattino ebbe nel vicolo, al n° 8 R, la sua prima sede, alla quale si affiancarono poi altri "scagni" di mediatori di navi, spedizionieri ed altri piccoli armatori.
Al numero 5 Palazzo De Mari Serra, con portale composto da lesene doriche del XVII secolo. (attualmente in riparazione, non si presta ad essere fotografato)
17 e 19 rossi, edicola in marmo, con volute e testine d'angeli, all'interno del quale era conservata la pregevole statua di Madonna col Bambino (sec XVIII). Sulla destra si trova, conficcata nel muro, la palla di cannone di cui sopra.
Qui si trova, inoltre, un negozio di carta che continua ininterrotta, dai primi anni del XVIII, l'antica tradizione dei cartai genovesi. (?si trovava? io venerdi pm, quando ho fatto le foto, non vi ho trovato negozi aperti .....)
21 R, (angolo Piazza Banchi). Edicola in marmo giallo venato e con volute, contenente una statua di Madonna col Bambino (sec XVII)"
L'entrata del Vico da Palazzo San Giorgio (via Frate Oliveiro) è un breve passaggio voltato.
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A circa metà del vicolo troviamo l'edicola e la palla di cannone descritte più sopra.
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Un primo piano della palla di cannone.
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Il portone con i lavori in corso, visto da lato piazza Banchi
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L'entrata del vico da Piazza Banchi con l'edicola e la targa stradale
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Primo piano dell'edicola e della targa stradale nell'angolo con Piazza Banchi
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