IL CAMPO FORTIFICATO DI SERRA
LUNGA NEL 1747
di Fulvio Majocco
Questo lavoro, come quelli che lo hanno preceduto e già
pubblicati su questo blog (Batterie ottocentesche Richelieu Nord e Sud e 1747-
guerra di successione austriaca - trinceramenti campali al Pianderlino) è
basato sulla raccolta delle fonti documentali esistenti ( in questo caso molto
poche) messe a confronto con l’osservazione diretta sul terreno dei resti o
tracce ancora esistenti per ricostruire l’aspetto dell’opera all’epoca della
costruzione. L’altopiano di Serra Lunga è posto tra il Monte Ratti a levante e
la località di Leamara a ponente, il
lato sud domina la stretta valle del rio Molinetto e quello nord l’abitato di
S.Eusebio; è raggiungibile da diversi punti: il sentiero che scende da Forte
Monteratti, quello proveniente da Monte Rosato o da Leamara e infine dal
sentiero che in prossimità del ponticello sul rio Molinetto si dirama dalla
strada militare Cava del Ratti -Torre Quezzi (foto 01-02-03-04-05).
L’architetto Fenoglio nel libro
Fortificazioni campali e permanenti di Genova – vol. I (Ed. Valenti-Genova)
scrive che il campo fu costruito nell’aprile-maggio del 1747 nel corso della
guerra di successione austriaca, conflitto al quale Genova partecipò al fianco
di Spagna e Francia contro Impero, Inghilterra e Regno di Sardegna. Tutta la
zona compresa tra Bavari-Ratti-Quezzi nel 1747 ospitò numerose difese campali
costruite ex-novo o rafforzate dai genovesi in previsione di un attacco degli
imperiali e presidiate da miliziani locali (Bavari), mercenari svizzeri al
servizio di Genova (ridotta del Ratti), e infine truppe spagnole a Serralunga. Le Truppe imperiali e sarde al
comando di von Schulemburg all’alba del 13 giugno 1747 sferrarono un violento
attacco dalla Val Bisagno in tre direzioni Quezzi,
Camaldoli-Pianderlino-Madonna del Monte, e S.Martino-Sturla. In mattinata,
conquistato il Ratti, dopo violenti
scontri durante il quali fu ferito mortalmente il comandante spagnolo marchese
di Taubin, occuparono Serra Lunga e giunsero fino a Quezzi. Fenoglio a pag.50
del suo libro così descrive la posizione: a quota 440 in località Serra Lunga
esistono i segni inconfondibili di un’estesa ridotta. Anche questa è una
posizione di notevole importanza, infatti da questo piano si domina la val
Bisagno, l’abitato di S.Eusebio, si difende il contrafforte e la valletta di
Quezzi, da appoggio alle trincee e opere campali sulla vetta del Ratti. La
postazione, o forse meglio il campo fortificato, si stende per oltre 150 metri
in lunghezza e per oltre 30 di larghezza, ed è fedelmente riprodotta in
numerose planimetrie sia del 1747 che del 1800, nelle quali sono anche indicate
due piccole ridotte site entro la sua area. Il lato meridionale del pianoro,
verso il torrente Molinetto, è imprendibile per la natura rocciosa e scoscesa
del terreno e presenta solo tracce di bassi muri a secco e due piccole
piazzole. L’accesso a levante è munito di un profondo e articolato fossato
tagliato nella viva roccia, per cui l’ingresso al campo doveva avvenire tramite
una passerella mobile. Il fronte principale verso S.Eusebio presenta ancora un
regolare gradino in terra alto circa un metro, su cui poggiava senza dubbio una
palizzata ( e costituiva anche il ripiano o panchetta dal quale operavano i
fucilieri, n.d.r.); il tracciato, col suo angolo saliente che si protende per
oltre 15metri, è assimilabile ad una grande parentesi graffa. Nell’ambito del
campo vi sono due rilievi, dov’erano due ridotte; una rotondeggiante di circa
quattro metri di diametro, informe e realizzata con gabbioni; l’altra presenta
un basamento quadrato di quindici metri di pietre a secco, alto circa un metro,
con rampa di accesso; la difesa era fornita da una palizzata; si potrebbe anche
ipotizzarvi un posto d’osservazione.
L’immagine seguente, mette a confronto la planimetria di Serra Lunga
tratta dal libro di Fenoglio (in alto), quella della carta di anonimo del 1747
(in basso), con una foto da Google Maps (al centro) sulla quale ho evidenziato
in bianco i contorni della posizione e in arancione i resti murari o in terra
ancora esistenti (foto 06 – 07)
Oggi le tracce sul terreno di
quanto descritto da Fenoglio sono meno evidenti, ma tuttavia in gran parte
ancora leggibili, sebbene siano evidenti i danni provocati in più punti dal
passaggio di moto da cross, in particolare il ripiano in terra del saliente e
lo scalino in pietra della ridotta di levante. Con riferimento alla mappa
seguente (Google Maps) (foto 08), sulla quale ho indicato i punti principali
della posizione, il percorso di visita virtuale inizia dall’accesso di levante
indicato al numero 1 della mappa. In questo punto si osserva una trincea a
dente di sega scavata completamente nella roccia che prosegue brevemente in
costa a rio Molinetto (foto 09-10), sull’altro lato il pendio è molto scosceso
e meglio difendibile, al di sotto del sentiero d’accesso un fossato (foto 11)
fa presumere, come ipotizzato da Fenoglio,
che l’accesso un tempo fosse regolato da una passerella levatoia. Pochi metri più avanti, sulla destra del
sentiero in direzione del centro della posizione, inizia la trincea di
circonvallazione del terrapieno che circonda parzialmente il campo (foto 12),
mentre a sinistra la trincea è appena abbozzata (foto 13).
Un decina di metri più avanti
(numero 2 della mappa) si osserva lo scalino in pietre a secco (foto 14-15-16),
basamento lungo una quindicina di metri da una parte all’altra e limite di
levante della ridotta quadrata all’interno del campo, così come idealmente
rappresentata dal disegno dell’arch. Fenoglio nella foto 08, e probabilmente
difesa lungo il perimetro da una palizzata, il cui ripiano di base utilizzato
dai fucilieri è ancora visibile in alto a destra nella foto 15 (numero 3 della
mappa). Il basso terrapieno alla base della palizzata disegna un ampio saliente
in direzione dell’abitato di S.Eusebio, sotto il quale il terrapieno di
circonvallazione diventa di notevoli dimensioni.
La ridotta termina a ponente (numero
4 della mappa) con un analogo gradino in pietre a secco ( foto 17-18-19). Oltre
il basamento inizia una vasta area pianeggiante (numero 6 della mappa, foto
20-21) protetta a nord da una palizzata, della quale ancora è visibile traccia
del ripiano di base (foto 21). Sul lato opposto (numero 5 della mappa), che
domina Rio Molinetto e forse protetto anch’esso almeno in parte da una
palizzata, si osservano i basamenti in pietre a secco di una piccola freccia e
quello tondeggiante di un posto di guardia (foto 22-23). La foto 24 mostra una
mia ricostruzione ideale del campo fortificato, così come doveva apparire nel
1747. Osservando con attenzione foto 23 si nota un dosso sopraelevato rispetto
al piano del campo (numero 7 della mappa), qui secondo Fenoglio si trovava la
seconda ridotta di forma circolare che controllava le provenienze da
Leamara-Quezzi. La postazione di piccole dimensioni, circa quattro metri di
diametro, era fatta con gabbioni o cestoni riempiti di pietre e terra di cui
restano accumuli sul terreno.
Circa settant’anni dopo il Genio
Sardo si rese conto dell’importanza militare di questa posizione e iniziò la
costruzione nel 1819 di una torre difensiva, parte di un ampio progetto del
Maggiore Giulio De Andreis, sospeso nel 1825, che prevedeva la costruzione di
numerose torri simili. La Torre di Serra Lunga (foto 25-26-27), si arrestò al
piano seminterrato, come l’analoga torre di Montelongone posta in prossimità di
Forte Monteratti (lato cava), mentre la torre sulla vetta di Monte Ratti fu
completata, inglobata nel 1832 all’interno di Forte Monteratti, e demolita
negli anni ’30.