Ogni tanto, ravattando, escono
cose dimenticate... ed a volte, a suo tempo, mai lette. Il lavoro,
una figlia da portar fuori... , amici, altri interessi... Metti lì che lo leggo dopo... perduto per sempre... o forse no. Stavolta no, lo abbiamo letto e ne vogliamo parlare.
Ravattando, ecco un libro "vecchio"... anzi, nemmeno troppo "libro"... in quanto si tratta
di una ventina di fascicoli settimanali e dalla loro copertina, che da
più di 30 anni erano stati dimenticati in una busta, in attesa di essere
portati in legatoria.
Un piccolissimo tesoro che non sapevamo di
possedere. Si tratta di una pubblicazione gratuita a dispense allegata
al Corriere Mercantile del 1989 intitolata "Carlo Felice, un teatro
nella storia" a cura di Roberto Iovino e Ileana Mattion.
Ne parleremo
piano piano, a piccole dosi.
Del Carlo Felice abbiamo già parlato, in passato su queste pagine : http://ceraunavoltagenova.blogspot.com/2013/09/piazza-de-ferrari-teatro-carlo-felice.html
perciò cercheremo di non ripeterci e ci atterremo a quello che riporta il "libro" in oggetto, pubblicandone per intero le pagine che giudicheremo più interessanti.
Seguendo l'ordine del libro inizieremo con una piantina su cui sono riportati i teatri genovesi che erano in funzione nel 1800, incluso o "teatro Colombo" non menzinato nel testo e di cui nulla sappiamo.
A seguire riportiamo 4 colonne che parlano delle origini del Falcone e degli altri principali teatri del tempo.
E torniamo al Carlo Felice, che nasce quasi per caso, al posto della progettata caserma del Genio militare, che era stato provvisoriamente alloggiato in piazza San Domenico nella ex chiesa ed ex convento dei Domenicani. Tira e molla, progetto su progetto, prevale l'idea di farci un teatro monumentale per dare ai genovesi, ne vinti ne domi, un poco di "circenses" (visto che il pane i genovesi se lo continuavano a guadagnare con i propri mezzi, come sempre).
Il Tagliafichi presentò diversi progetti, tutti bocciati con la motivazione:
E fu la volta del Barabino che riprese la situazione "per i capelli" , nel 1824, quando già si stava demolendo la chiesa.
Ma anche i progetti più belli hanno bisogno di palanche per essere realizzati. Il comune era, come al solito, con le casse desolatamente vuote. Il Governo Sardo aveva altre priorità (militari) e per i nostri "circenses" non andava oltre le buone intenzioni.
Così, come tradizione, si ricorse ai privati, con la pre-vendita dei palchi.
Chiariamo che la vendita dei palchi inizialmente prevedeva metà somma in anticipo ed il resto rateato per contribuire al finanziamento annuo degli spettacoli. Ma, non bastando la cifra per coprire le spese di costruzione, si richiese (su base volontaria) il versamento della cifra completa. Questo aiutò la costruzione ma mise in difficoltà le successive gestioni finanziarie degli spettacoli.
Il re Carlo Felice ci mise del suo, dal suo patrimonio personale, ed il Comune coprì in costo restante. Infine, il teatro venne inaugurato il 7 aprile del 1828, con l'opera "Bianca e Fernando" di Vincenzo Bellini.
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Carlo Felice da "Genova come era 1870-1915" di Luciana Frassati- edizioni Carige |
Nel 1930, Landriani, scenografo della "Scala" lo definì: ""
il terzo teatro italiano in
ordine di importanza, ed il primo come eleganza interna"".
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Carlo Felice da Genova come era 1870-1915 di Luciana Frassati - edizioni Carige |
Il libro ce lo descrive nei particolari che cercheremo di mostrarvi con altre immagini di Luciana Frassati
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Carlo Felice, sipario di F.Baratta - Canto del Sileno - da "Genova come era 1870-1915" di Luciana Frassati - Carige |
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Carlo Felice - sipario di G.Fontana - le feste partenopee - da "Genova come era 1870-1915" di Luciana Frassati - Carige |
Ed ecco la piantina del teatro per chi vuole approfondirne la conoscenza scoprire l'ingresso delle carrozze, e l'uscita alle portantine, il ristorante, i camerini degli artisti...
Così lo descriveva Martin Piaggio nei suoi versi:
Lo spettacolo di inaugurazione, 7 aprile 1828, fu il melodramma "Bianca e Fernando" del Bellini.
A causa dei prezzi piuttosto elevati, lo spettacolo, pur molto applaudito, non fece il "pienone".
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Il cartellone del primo anno |
Il teatro era fatto, ora bisognava amministrarlo e farlo lavorare al meglio, con spettacoli di qualità. Ma abbiamo già visto che le spese di costruzione si erano "mangiate" una parte della dotazione destinata a finanziare gli spettacoli, i cui costi non potevano essere coperti dalla sola vendita dei biglietti. Serviva un buon impresario.
Un grande teatro non poteva non attirare i grandi della musica contemporanea. E verdi a Genova ci stava proprio bene.
Sulla "scia" del Carlo Felice nascono nuovi teatri... evviva la concorrenza
E qui ci fermiamo rimandandovi al secondo atto della "rappresentazione", e ricordandovi che tutte le immagini non altrimenti indicate sono tratte dal libro in oggetto.