Le dimissioni di Mussolini – La guerra continua -
Ci eravamo lasciati, alla fine della scorsa “puntata” con
una banda che suonava.
Avevamo visto tornare i reduci dalla Russia, avevamo perso l’Africa
e Pantelleria e gli anglo-americani erano sbarcati in Sicilia.
Nonostante i ripetuti proclami sempre più persone ascoltavano ormai le
notizie di Radio Londra e le voci circolavano.
La popolazione, ridotta alla fame, si rendeva conto che non si poteva
continuare così, e se ne rendevano conto anche “le alte sfere” dei vertici
governativi. Ma non sapevano cosa fare perché
ormai avevamo le truppe “alleate” tedesche in casa, venute ad aiutarci a
contrastare una ormai sicura invasione da parte degli anglo-americani e gli ordini di Hitler ai suoi erano di resistere ad oltranza.
Bisognava evitare di trovarci la guerra in casa, denunciare
il “patto” con Hitler, negoziare un
armistizio con gli “invasori”, e
chiedere gentilmente agli amici tedeschi di sgombrare il territorio italiano e
trasferirsi in fretta al di là del Brennero, senza lasciare dietro di sé “terra
bruciata” come avrebbero avuto la
convenienza di fare, per non lasciare agli anglo-americani nulla che potesse
essere utile agli scopi bellici (ed in tempo di guerra tutto è utile allo
sforzo bellico … dalle industrie all’albero di mele … ).
Facile da dire ed impossibile da realizzare. Comunque
dovevano provarci.
Nel frattempo il "partito" aveva cambiato la “parola d’ordine
da “vincere” a “resistere”
il che è indicativo di un certo stato d’animo … . Infatti il 23 luglio
1943 “la Prora” organo dei fascisti genovesi usciva con questo titolo:
Genova nella seconda guerra mondiale" di Carlo Brizzolari, Valenti editore, vol 2 |
I tempi comunque erano maturi per un cambiamento. Il primo
passo, il 25 luglio 1943, fu costringere Benito Mussolini alle “dimissioni
volontarie” sostituendolo con Badoglio.
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Era domenica, quel 25 luglio e tutto sembrava facile: fine
del fascismo per regio decreto, entusiasmo popolare, falò in piazza di foto del
duce, statue ed emblemi del regime fatti a pezzi a furor di popolo, la gente
credeva che la guerra sarebbe immediatamente finita e che sarebbe subito
tornata la pace e l’abbondanza.
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Si rimuovono i "fasci" dalla facciata della "casa della gioventù italiana del Littorio"
Storia Fotografica di Genova nella seconda guerra mondiale di Tito Tuvo Mondani editore vol.4 |
La statua diCostanzo Ciano viene rimossa dalla Rotonda di Carignano
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Ma la doccia fredda arrivò subito a raffreddare gli
entusiasmi con il proclama di Badoglio del giorno successivo, confermando che
la transizione non sarebbe stata facile né indolore.
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Come risposta, le maestranze delle fabbriche genovesi entrarono
in sciopero dal 26 al 28. I vari partiti
politici uscirono timidamente da un ventennio di clandestinità, ma la censura
militare continuava a gravare sulla stampa che, non poteva dirsi ancora “libera”
nonostante la sostituzione dei capi-redattori dei vari giornali con giornalisti
non compromessi col regime.
Il Fronte Nazionale diffuse il seguente volantino:
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I rappresentanti dei partiti antifascisti riuniti emisero un
altro volantino
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Il 29 Luglio viene sciolta la “Camera dei Fasci e delle
Corporazioni” e nel contempo “temporaneamente vietata la formazione di
qualsiasi partito politico. L’elezione
di una nuova Camera dei Deputati viene rinviata alla fine della guerra. In
pratica viene instaurata una dittatura militare.
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C’era una reciproca diffidenza tra i rappresentanti dei
partiti antifascisti di Genova, appena usciti da una lunga clandestinità, e
peraltro ancora ufficialmente vietati, ed
i prefetti che erano rimasti gli stessi di prima, tanto che la prima riunione
fra il perfetto di Genova ed i rappresentanti dei partiti avvenne solo il 9
settembre quando ormai la città era praticamente sotto controllo delle truppe
tedesche.
Tergiversavano un po’ tutti, dal governo, impegnato a
cercare una soluzione impossibile, alla ex “opposizione clandestina” che
prendeva tempo per darsi una organizzazione e per capire come muoversi nella
nuova ed ancora mutevole situazione politica di quei giorni.
Non tergiversavano gli anglo-americani, che si aspettavano
una resa immediata ed il 2 Agosto già trasmettevano da Radio Tunisi questo
minaccioso comunicato:
“” Otto giorni sono trascorsi dalla caduta del fascismo e il
governo Badoglio temporeggia a richiedere l’armistizio. Le nostre forze dell’aria
vi colpiranno con crescente vigore e presto si combatterà sul vostro territorio
continentale. Italiani: siete stati ingannati da Mussolini ed ora anche
Badoglio vi sta ingannando.””
E non era solo una vana minaccia. Infatti nella notte tra il 7 e l’8 agosto gli
Inglesi bombardano quasi contemporaneamente Genova, Milano e Torino. A noi
toccano 72 Lancaster con 169 ton. di bombe.
Riporto il testo di Tito Tuvo in “Storia Fotografica di Genova
nella seconda guerra mondiale” G. Mondani editore:
Ed ora un pò di foto che mostrano i danni subiti dagli edifici della città iniziando con il Carlo Felice.
Qui mentre sta ancora bruciando:
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Genova nella seconda guerra mondiale" di Carlo Brizzolari, Valenti editore, vol 2 |
Storia Fotografica di Genova nella seconda guerra mondiale di Tito Tuvo Mondani editore vol.4 |
De Ferrari
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Basilica della Nunziata
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Pammatone
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La Rinascente in via Roma, sventrata dal tetto ed incendiata.
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Chiesa di S.Pietro alla Foce
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S. Silvestro in Sarzano
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Case in Sarzano
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S. Salvatore in Sarzano
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S. Stefano
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S.Stefano e portici di via XX settembre
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Via Fieschi.
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Piazza del Popolo.
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S. Pancrazio
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Palazzo Tursi
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Salita Belvedere a Sampierdarena
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Ponte Colombo
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Ancora una volta Genova pagava un alto prezzo in vite, beni e tesori artistici alla pazzia della guerra. E non sarà l'ultima volta perchè il peggio deve ancora venire.
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