Fino al 1652 la carità pubblica a Genova si avvaleva di numerose associazioni benefiche sparse per la città, che si occupavano degli indigenti, sani e malati, ciascuna a seconda delle finalità stabilite dai lasciti dei fondatori e/o principali benefattori delle associazioni stesse.
L'amministrazione pubblica, che in parte contribuiva ai bilanci di varie associazioni, specie quando pubbliche calamità e carestie aumentavano il numero dei bisognosi, avvertiva l'esigenza di razionalizzare, per quanto possibile, la gestione di queste attività filantropiche, unificandone la gestione.
Per questo la proposta di Emmanuele Brignole, di costruire un edificio adatto ad ospitare la maggior parte dei bisognosi, provvedere all'istruzione dei minori, avviare al lavoro gli ospitati secondo le singole attitudini e possibilità, incontrò l'approvazione del Senato nel 1652.
L'area fu individuata al di fuori delle mura cinquecentesche, nella valle del rio Carbonara, una zona allora di scarso pregio edilizio e ben lontana dal centro cittadino.
Furono acquistate "tre ville rustiche" ed i terreni circostanti e nel 1656 si mise mano all'opera con la posa della prima pietra e la costruzione del vasto terrapieno di contenimento, perpendicolare al corso della valle. Nelle ville rustiche vennero da subito ospitati dei bisognosi, che vennero utilizzati come manodopera non specializzata in ausilio alle maestranze professionali.
Nella nostra mappa vediamo l'Albergo dei Poveri nel 1846 ancora fuori dalle mura. Rispetto alla viabilità attuale mancano la parte bassa di via Brignole De Ferrari e via Polleri e l'Albergo è raccordato con l'Annunziata solo dall'attuale via Bellucci.
Carta Topografica della Città di Genova ed. Grondona 1846 - di proprietà degli autori |
Purtroppo, appena iniziati i lavori iniziò una epidemia di peste che ritardò le operazioni e rischiò di mandare tutto a monte, anche per una sopravvenuta mancanza di fondi, destinati in quei giorni ad emergenze più gravi. Si dice che si dovette persino utilizzare il terrapieno in costruzione come fossa comune per circa 10.000 cadaveri di appestati.
Finita la pestilenza nel 1657 i lavori ritrovarono lena in quanto , di tasca propria, E.Brignole finanziò l'opera con 100.000 lire dell'epoca. Nello stesso anno venne deciso di erigere una chiesa in onore della Madonna, Patrona della Città come ringraziamento per il cessato pericolo. Allo scopo avvenne una raccolta pubblica di fondi ed anche a questa il Brignole contribuì sostanziosamente. Venne stabilito che la chiesa, intitolata all'Immacola Concezione sarebbe stata costruita al centro dell'Albergo dei Poveri.
L'edificio fu più volte ampliato nei secoli successivi, in particolare nel 1677, nel 1689, nel 1702 e solo nel 1835 assunse l'attuale aspetto.
L'Albergo, a pieno regime, ospitava dai 1600 ai 1800 assistiti di cui circa la metà in grado di espletare lavori utili di pulizia e manutenzione dell'edificio o impiegati nelle manifatture tessili ed artigiane all'interno dell'edificio stesso.
Soprattutto nei primi anni della costruzione, l'Albergo fu utilizzato anche per altri scopi, specie durante il bombardamento navale della flotta francese nel 1684, quando vi si rifugiarono i rappresentanti della repubblica genovese trasferendo provvisoriamente all'interno dell'edificio gli antichi e pregiati beni pubblici genovesi quali il Tesoro di S.Lorenzo e le ceneri di S.Giovanni Battista.
Nel 1672 vi furono alloggiati circa 2000 prigionieri savoiardi e nel 1746 ben 4000 prigionieri austriaci.
Il frontale del palazzo era decorato da un affresco di G.B.Carlone, ormai illeggibile.
Qui una immagine di fine 1600
da: Genova Antica e dntorni - ed. Mondani |
ancora da circa la stessa prospettiva, nel secolo successivo
da: GENOVA SCOMPARSA - ed. MONDANI |
Via Brignole De Ferrari con l'Albergo dei Poveri
da: GENOVA SCOMPARSA - ed. MONDANI |
Negli anni 1990, smessa la sua funzione di ricovero, l'edificio è stato affidato alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Genova che lo ha già parzialmente occupato mentre sta continuando a restaurarlo.
Ed ecco come si presenta l'edificio a maggio 2015:
La facciata con lo stemma cittadino
L'interno della chiesa ripreso dal sottotetto
L'altare scolpito da Francesco Schiaffino, è sormontato dalla statua una statua dell' Assunta dello scultore Pierre Puget di Marsiglia
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Particolare della statua dell'Assunta
La cupola sopra l'altare
Il soffitto rifatto in legno con copertura in ardesia.
Cortile interno, si vede la parete esterna della chiesa e la cupola.
La nuova Biblioteca Universitaria.
Il complesso dell'Albergo disegnato da Michele Poggi in una stampa della seconda metà del 1600.
Si vedono in basso le mura cinquecentesche della città sul cui angolo destro vediamo due cannoni, originariamente destinati a proteggere la vicina porta della città........poi lasciati lì forse a monito per gli "ospiti" dell'Albergo.
Ed ora il ritratto di Emanuele Brignole (che indica con la mano l'Albergo dei Poveri) eseguito da Bernardo Carbone. (Emanuele Brignole, rifiutando ogni onore postumo, volle essere sepolto sotto una lapide anonima nella corsia degli uomini).
Queste foto sono state scattate dagli autori il 17-5-2015 nel corso di una visita guidata alla parte già restaurata del complesso.
Ci abito vicino e vedo spesso questo monumentale edificio, segno del senso di carità verso il prossimo che caratterizza la civiltà genovese. Bellissime le foto !!! La statua del Pouget è meravigliosa, con un movimento della figura che incanta. Mi piace ricordare che vicino a questo edificio costruito a scopo filantropico, in via dei Due Forni,visse la famiglia del dr. Giacomo Mazzini, padre di Giuseppe e in via dell'Albergo dei Poveri, nacque nel 1893 Palmiro Togliatti.Sia il Mazzini che Togliatti furono molto sensibili alle esigenze e ai diritti dei meno abbienti. Influsso dell'Albergo dei Poveri ?
RispondiEliminaGrazie del commento, Nonnananna, e grazie delle informazioni su Mazzini e Togliatti.
Eliminavisitato oggi 20 gennaio 2024. Non mi pare affatto segno di carità cristiana. I poveri venivano letteralmente reclusi ed una volta entrati non potevano più uscire per tutta la vita.
Eliminascusate, in diversi punti del testo ci sono degli errori di battitura (per esempio "lo stamma cittadino" oppure "nella cosia degli uomini"... sarebbe meglio correggerli ...
RispondiEliminaGrazie per la segnalazione continua a seguirci ed a correggerci
Eliminameraviglia
RispondiEliminameraviglia
RispondiEliminaMio bisnonno Giambattista Vigo, poeta dialettale genovese, restato orfano vi ha trovato ricovero. Grazie a Voi per la divulgazione di questo importante istituto genovese.
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