martedì 29 gennaio 2019

IL CAMPO FORTIFICATO DI SERRA LUNGA NEL 1747 - di Fulvio Majocco





IL CAMPO FORTIFICATO DI SERRA LUNGA NEL 1747
di Fulvio Majocco




Questo lavoro, come quelli che lo hanno preceduto e già pubblicati su questo blog (Batterie ottocentesche Richelieu Nord e Sud e 1747- guerra di successione austriaca - trinceramenti campali al Pianderlino) è basato sulla raccolta delle fonti documentali esistenti ( in questo caso molto poche) messe a confronto con l’osservazione diretta sul terreno dei resti o tracce ancora esistenti per ricostruire l’aspetto dell’opera all’epoca della costruzione. L’altopiano di Serra Lunga è posto tra il Monte Ratti a levante e la località di Leamara  a ponente, il lato sud domina la stretta valle del rio Molinetto e quello nord l’abitato di S.Eusebio; è raggiungibile da diversi punti: il sentiero che scende da Forte Monteratti, quello proveniente da Monte Rosato o da Leamara e infine dal sentiero che in prossimità del ponticello sul rio Molinetto si dirama dalla strada militare Cava del Ratti -Torre Quezzi (foto 01-02-03-04-05).
















L’architetto Fenoglio nel libro Fortificazioni campali e permanenti di Genova – vol. I (Ed. Valenti-Genova) scrive che il campo fu costruito nell’aprile-maggio del 1747 nel corso della guerra di successione austriaca, conflitto al quale Genova partecipò al fianco di Spagna e Francia contro Impero, Inghilterra e Regno di Sardegna. Tutta la zona compresa tra Bavari-Ratti-Quezzi nel 1747 ospitò numerose difese campali costruite ex-novo o rafforzate dai genovesi in previsione di un attacco degli imperiali e presidiate da miliziani locali (Bavari), mercenari svizzeri al servizio di Genova (ridotta del Ratti), e infine truppe spagnole a  Serralunga. Le Truppe imperiali e sarde al comando di von Schulemburg all’alba del 13 giugno 1747 sferrarono un violento attacco dalla Val Bisagno in tre direzioni Quezzi, Camaldoli-Pianderlino-Madonna del Monte, e S.Martino-Sturla. In mattinata, conquistato il Ratti,  dopo violenti scontri durante il quali fu ferito mortalmente il comandante spagnolo marchese di Taubin, occuparono Serra Lunga e giunsero fino a Quezzi. Fenoglio a pag.50 del suo libro così descrive la posizione: a quota 440 in località Serra Lunga esistono i segni inconfondibili di un’estesa ridotta. Anche questa è una posizione di notevole importanza, infatti da questo piano si domina la val Bisagno, l’abitato di S.Eusebio, si difende il contrafforte e la valletta di Quezzi, da appoggio alle trincee e opere campali sulla vetta del Ratti. La postazione, o forse meglio il campo fortificato, si stende per oltre 150 metri in lunghezza e per oltre 30 di larghezza, ed è fedelmente riprodotta in numerose planimetrie sia del 1747 che del 1800, nelle quali sono anche indicate due piccole ridotte site entro la sua area. Il lato meridionale del pianoro, verso il torrente Molinetto, è imprendibile per la natura rocciosa e scoscesa del terreno e presenta solo tracce di bassi muri a secco e due piccole piazzole. L’accesso a levante è munito di un profondo e articolato fossato tagliato nella viva roccia, per cui l’ingresso al campo doveva avvenire tramite una passerella mobile. Il fronte principale verso S.Eusebio presenta ancora un regolare gradino in terra alto circa un metro, su cui poggiava senza dubbio una palizzata ( e costituiva anche il ripiano o panchetta dal quale operavano i fucilieri, n.d.r.); il tracciato, col suo angolo saliente che si protende per oltre 15metri, è assimilabile ad una grande parentesi graffa. Nell’ambito del campo vi sono due rilievi, dov’erano due ridotte; una rotondeggiante di circa quattro metri di diametro, informe e realizzata con gabbioni; l’altra presenta un basamento quadrato di quindici metri di pietre a secco, alto circa un metro, con rampa di accesso; la difesa era fornita da una palizzata; si potrebbe anche ipotizzarvi un posto d’osservazione.  L’immagine seguente, mette a confronto la planimetria di Serra Lunga tratta dal libro di Fenoglio (in alto), quella della carta di anonimo del 1747 (in basso), con una foto da Google Maps (al centro) sulla quale ho evidenziato in bianco i contorni della posizione e in arancione i resti murari o in terra ancora esistenti (foto 06 – 07)












Oggi le tracce sul terreno di quanto descritto da Fenoglio sono meno evidenti, ma tuttavia in gran parte ancora leggibili, sebbene siano evidenti i danni provocati in più punti dal passaggio di moto da cross, in particolare il ripiano in terra del saliente e lo scalino in pietra della ridotta di levante. Con riferimento alla mappa seguente (Google Maps) (foto 08), sulla quale ho indicato i punti principali della posizione, il percorso di visita virtuale inizia dall’accesso di levante indicato al numero 1 della mappa. In questo punto si osserva una trincea a dente di sega scavata completamente nella roccia che prosegue brevemente in costa a rio Molinetto (foto 09-10), sull’altro lato il pendio è molto scosceso e meglio difendibile, al di sotto del sentiero d’accesso un fossato (foto 11) fa presumere, come ipotizzato da Fenoglio,  che l’accesso un tempo fosse regolato da una passerella levatoia.  Pochi metri più avanti, sulla destra del sentiero in direzione del centro della posizione, inizia la trincea di circonvallazione del terrapieno che circonda parzialmente il campo (foto 12), mentre a sinistra la trincea è appena abbozzata (foto 13).




 












Un decina di metri più avanti (numero 2 della mappa) si osserva lo scalino in pietre a secco (foto 14-15-16), basamento lungo una quindicina di metri da una parte all’altra e limite di levante della ridotta quadrata all’interno del campo, così come idealmente rappresentata dal disegno dell’arch. Fenoglio nella foto 08, e probabilmente difesa lungo il perimetro da una palizzata, il cui ripiano di base utilizzato dai fucilieri è ancora visibile in alto a destra nella foto 15 (numero 3 della mappa). Il basso terrapieno alla base della palizzata disegna un ampio saliente in direzione dell’abitato di S.Eusebio, sotto il quale il terrapieno di circonvallazione diventa di notevoli dimensioni.














La ridotta termina a ponente (numero 4 della mappa) con un analogo gradino in pietre a secco ( foto 17-18-19). Oltre il basamento inizia una vasta area pianeggiante (numero 6 della mappa, foto 20-21) protetta a nord da una palizzata, della quale ancora è visibile traccia del ripiano di base (foto 21). Sul lato opposto (numero 5 della mappa), che domina Rio Molinetto e forse protetto anch’esso almeno in parte da una palizzata, si osservano i basamenti in pietre a secco di una piccola freccia e quello tondeggiante di un posto di guardia (foto 22-23). La foto 24 mostra una mia ricostruzione ideale del campo fortificato, così come doveva apparire nel 1747. Osservando con attenzione foto 23 si nota un dosso sopraelevato rispetto al piano del campo (numero 7 della mappa), qui secondo Fenoglio si trovava la seconda ridotta di forma circolare che controllava le provenienze da Leamara-Quezzi. La postazione di piccole dimensioni, circa quattro metri di diametro, era fatta con gabbioni o cestoni riempiti di pietre e terra di cui restano accumuli sul terreno.
























Circa settant’anni dopo il Genio Sardo si rese conto dell’importanza militare di questa posizione e iniziò la costruzione nel 1819 di una torre difensiva, parte di un ampio progetto del Maggiore Giulio De Andreis, sospeso nel 1825, che prevedeva la costruzione di numerose torri simili. La Torre di Serra Lunga (foto 25-26-27), si arrestò al piano seminterrato, come l’analoga torre di Montelongone posta in prossimità di Forte Monteratti (lato cava), mentre la torre sulla vetta di Monte Ratti fu completata, inglobata nel 1832 all’interno di Forte Monteratti, e demolita negli anni ’30.


































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