martedì 31 ottobre 2017

P.D. Cambiaso - San Giacomo (vecchia) in Carignano









La chiesa di San Giacomo Maggiore (vecchia) sorgeva in una zona sovrastante la "cava" in Carignano, nel luogo dove oggi c'è la "rotonda della Giovine Italia". (cosi denominata perchè in quel luogo furono fucilati alcuni Mazziniani nel 1833).

Era sorta nel XII secolo per volontà di Ansaldo Spinola, Console del Comune e nel 1500 passò ai Padri Agostiniani che la officiarono fino al "fatidico" 1798, quando fu "espropriata" e venne adibita a prigione militare e poi a caserma, per tornare alla curia con la caduta del governo napoleonico.

La scarsa manutenzione, unita al brillamento delle mine per la costruzione della Circonvallazione a Mare la resero pericolante e fu chiusa al culto nel 1890.

La contemporanea urbanizzazione del colle di Carignano rendeva comunque necessaria una chiesa più grande e più centrale rispetto alle nuove abitazioni per cui la vecchia chiesa venne ceduta al comune e si costruì la nuova chiesa in piazza Rocco Piaggio (via Corsica). Quella vecchia fu ceduta al Comune che la fece demolire nel 1905.

Acquarello seppia di P.D. Cambiaso con la chiesa (ancora officiata) vista da Ponente.

"Aspetti di Genova nelle Vedute di P.D. Cambiaso" di P.D.Patrone & G.L. Blengino



La chiesa da Corso Aurelio Saffi, nel 1901

 San Giacomo 1901 cartolina ed. F.lli Kunzli Zurigo da "Genova in cartolina di V.E. Petrucci" ed. Sagep


Ora una vista da levante da un dipinto di Luigi Garibbo (1850 ca. )

Luigi Garibbo





Ancora da ponente,  un disegno a matita di P.D. Cambiaso, che  "riprende" la chiesa dal  Corso Aurelio Saffi.  Una "istantanea" durante i lavori preparatori prima della demolizione dell'edificio.

"Aspetti di Genova nelle Vedute di P.D. Cambiaso" di P.D.Patrone & G.L. Blengino

Spianata la chiesa il Comune ci fece un giardino. Qui lo vediamo in una cartolina del 1935, e da allora nulla è cambiato.



Cartolina edita da Calì viaggiata nel 1935
























venerdì 27 ottobre 2017

P.D. Cambiaso - La chiesa del Rimedio






Ancora una veduta (acquarello a seppia) del mio "amico" P.D. Cambiaso (ormai sto quasi più con lui che con mia moglie, potrò chiamarlo amico, non vi pare? :-) )

Da "Aspetti di Genova nelle Vedute di P.D. Cambiaso" di P.D.Patrone & G.L. Blengino, stavolta abbiamo la chiesa del Rimedio (dell'Angelo) in via Giulia vista da piazza S.Domenico (De Ferrari), una prospettiva per me nuova e quindi ancor più gradita.

 Via Giulia e la chiesa del Rimedio, entrambe spazzate via per la costruzione della "moderna ed elegante" via XX Settembre, nel quadro dei progetti di "risanamento" della città di fine ottocento.

La chiesa non era molto antica (XVII secolo) ed era stata "rimodernata" nel 1786 da Carlo Barabino. Un secolo dopo il "raddobbo" l'hanno tirata giù e ricostruita quasi uguale in piazza Alimonda, un quartiere nuovo, al di là del Bisagno, allora in pieno sviluppo edilizio, alla faccia delle ricorrenti piene del Bisagno. (secondo il concetto: io intanto ci costruisco, se poi si allaga... qualcun altro ci penserà...)


Non sono riuscito a decifrare la scritta sul fronte del basso edificio a destra della chiesa... qualcuno mi "illuminerà" al riguardo?


Per inquadrare meglio l'argomento ci metto una mappa del Grondona del 1846 dove ho segnato la posizione della chiesa con una freccia.

Carta Topografica della Città di Genova ed. Grondona 1846 - di proprietà degli autori





Ed ora qualche foto del "risanamento edilizio"  che ha "cambiato la faccia" di un pezzo di Genova.

Una vista di via Giulia presa dal basso. Il fotografo è probabilmente "appostato" su Porta degli Archi (o quel che ne resta) e punta l'obbiettivo verso il palazzo Ducale.  A sinistra procedono le demolizioni, arrivate fino alla chiesa .

Album fotografico di Genova antica edito da Mondani




Qui siamo in via Giulia, vista dal basso, all'inizio delle demolizioni. A sinistra "troneggia indisturbata" la mole della chiesa del Rimedio, in quanto l'edificio che le stava davanti è già stato demolito.  Questo scatto sembra coevo al precedente o forse è lo stesso scatto con ingrandimenti diversi?

Album fotografico di Genova antica edito da Mondani


E questa è la fase successiva, con le macerie della chiesa ancora da sgomberare. La foto non è della mia collezione (devo averla "pescata" in fretta non so dove (o da  chi) senza riferimenti, e me ne scuso,  ma è troppo "significativa" per non mostrarla.




E qui la chiesa "rifatta" in piazza Alimonda quasi uguale a quella demolita in via Giulia.












































































P.D. Cambiaso - Piazzetta e chiesa dei Cappuccini





La piazzetta dei Cappuccini della SS. Concezione, secondo P.D.Cambiaso. Altro angolo di Genova che fatico a riconoscere in questo acquarello trovato sul libro: "Aspetti di Genova nelle Vedute di P.D.Cambiaso" di P.D.Patrone & G.L.Blengino.
Dovremmo essere in via Martin Piaggio, spalle alla villetta DiNegro, (dice il libro) ma devo fare un "atto di fede" per accettare questa spiegazione.
La chiesa venne costruita tra il 1580 ed il 1593 ( Ratti ed Alizieri, dalle rispettive tombe, litigano ancora per stabilirne la data). Comunque, per quanto mi riguarda, chi abbia ragione fra i due contendenti non mi importa affatto ed un anno qualsiasi fra le due date citate soddisfa a pieno la mia sete di sapere.
Perché comunque era un "cantiere" ancora nel 1600 e Bernardo Strozzi vi si fece frate nel 1598 mentre ancora vi lavorava. Da lì "mutuò" il soprannome di "Capuccino" (mutuò il soprannome = espressione un po' datata che mi piace molto, farina del mio sacco, nel libro era scritto in tutt'altro modo :-) )
La chiesa ospita le tombe di Martin Piaggio e del Padre Santo.
Evito di dilungarmi sulle numerose opere d'arte ed i loro autori, che magari ci verranno illustrate un'altra volta da qualcuno più ferrato di me nella materia.


"Aspetti di Genova nelle Vedute di P.D.Cambiaso" di P.D.Patrone & G.L.Blengino.


Aggiungo una mappa del 1979 per cercare di mostrare come doveva presentarsi quella zona ai contemporanei. Mi scuso per la cattiva qualità dell'immagine, ma la mappa è in condizioni pessime e non si poteva scannerizzare e come fotografo "sono in condizioni pessime" pure io.





A questo punto  ci metto un "santino" che ha il pregio di mostrare anche la facciata della chiesa.La cartolina non ha circolato, quindi azzarderei una data qualsiasi fra le due guerre.




Ed ora qualche "santino a caso", scelto dalla "ricca" collezione che testimonia una sentita devozione familiare.









Ed ora chiudo con una piccola curiosità : il calendarietto del 1934

Calendarietto 1934 fronte- retro
una pagina del calendarietto 1934













P.D.Cambiaso - San Bartolomeo degli Armeni






Se ci impostassimo un indovinello, solo un esperto del Cambiaso saprebbe dire che nelle due immagini che vedremo qui è rappresentata la chiesa ed il convento di S.Bartolomeo degli Armeni verso il 1850, prima della costruzione della Circonvallazione a Monte.
Siamo abituati a vedere tutt'altro edificio , specie se è visto da sud (lato mare) come in questo caso.

Aspetti di Genova nelle Vedute di P.D.Cambiaso di P.D.Patrone & G.L.Blengino.

Qui Cambiaso ci presenta la piazza di S. Bartolomeo degli Armeni vista da Nord ma sinceramente non sapremmo dire se la chiesa sia l'edificio a sinistra o quello a destra.

Aspetti di Genova nelle Vedute di P.D.Cambiaso di P.D.Patrone & G.L.Blengino.
 

Subito una immagine panoramica "scioccante" di come vediamo la chiesa oggi e poi proseguiamo con calma il nostro discorso.





Dicevamo, chiesa fondata nel 1308 da monaci basiliani di rito armeno.  Nel 1350 passa al rito cattolico rimanendo chiesa monastica, senza funzioni parrocchiali.

Nel 1388 il Doge Leonardo Montaldo lascia in eredità ai monaci la reliquia del "Santo Sudario",  ovvero il "Santo Volto di Edessa" o "Mandylion" che i genovesi chiamano più confidenzialmente "Santo Mandillo".  La reliquia, è tutt'ora custodita nella chiesa.




La chiesa all'epoca della costruzione, si trovava fuori dalle mura, in zona collinare periferica, come dimostrano le due immagini del Cambiaso che aprono il post.  Con la costruzione ottocentesca della Circonvallazione a Monte si è "venuta a trovare" in Corso Armellini, ed è stata oggetto di una discutibile operazione edilizia che l'ha soffocata fra costruzioni "moderne".

Da Medioevo Restaurato - Rita Cavalli

 Ovvero, varchi quel portone "borghese", e pensi di entrare in casa di qualcuno...

Da Medioevo Restaurato - Rita Cavalli
 E ti ritrovi nella "casa del Signore"



Il compenso, nel corso dei secoli e delle successive ristrutturazioni la pianta base dell'edificio non è molto cambiata.



La chiesa ed il piccolo monastero erano andati avanti per secoli con piccoli e grandi lavori di restauro, migliorie e tappulli, che qui non stiamo ad elencare (sorvoleremo anche sul furto della preziosa reliquia e la sua restituzione).
Ma l'espansione edilizia dell'ottocento aveva portato nuove esigenze e nel 1904 la "nostra chiesa" viene "arruolata" come "coadiutoria e succursale" della (nuova) chiesa dell'Immacolata di via Assarotti,  e ci si accorge che sta andando in pezzi: si fanno progetti e... tappulli.
Abbiamo scoperto che a Genova siamo sempre stati bravissimi a fare grandi progetti (non realizzati) e tappulli per sostituire i medesimi grandi progetti non realizzati. 







 Nel 1926, il crollo parziale di un muro sul coro ligneo dà l'avvio a restauri un tantino più seri, che si concludono nel 1929. 

Ulteriori restauri di questi anni ci hanno "restituito" due importanti tele  di Luca Cambiaso presenti nella chiesa. (foto di Roberto Crisci).





Egualmente pregevole è la pala d'altare dipinta da Turino Vanni da Pisa posta sull'Altar Maggiore.

Foto dal post di Franco Risso


Siccome non ci vergogniamo di copiare, riportiamo qui di seguito il testo tratto dalla didascalia a lato dell'altar maggiore di S. Bartolomeo degli Armeni, a sua volta riportata da Franco Risso in un suo post su FB.  (copiare da chi copia è vera goduria.)
Descrizione trittico di S. Bartolomeo posto sull'altare maggiore della chiesa omonima in Corso Armellini e ricordo del pittore Turino Vanni
Turino Vanni nacque a Pisa ed è ben documento a Genova fra l' ultimo decennio del secolo XIV e il 1439 dove nel 1415 compare nell'elenco dell'arte dei pittori.
Ben poco resta tuttavia del suo soggiorno genovese, mentre nel territorio Pisano restano molte testimonianze della sua produzione artistica.
Il trittico per la Chiesa di S. Bartolomeo è composto da pannelli dipinti e assemblati entro intelaiatura lignea, scolpita e concepita secondo canoni estetici di gusto gotico ci è pervenuto pressoché integro, fatta eccezione per la doratura, riproposta ex novo sulla base di quella antica, durante l'intervento di restauro del 1927/28
Il dipinto fu destinato dall'origine alla chiesa genovese di S. Bartolomeo degli Armeni, forse grazie a interessamento di committenza pisana, suggerita dalla singolare presenza delle insegne genovese e pisana, nella predella sorretta da due Arcangeli.
L'opera costituisce rara e preziosa testimonianza dell'attività genovese dell'artista pisano, ancora immerso nella cultura figurativa proveniente da Lorenzetti, che il Vanni rielabora in chiave decorativa.
Non sfugge infatti il risalto riservato ai molti dettagli descrittivi, fra i quali le gemme incastonate nel pannello centrale, alle sfolgoranti vesti degli Angeli e dei Santi, agli oggetti raffinati che i raffigurati esibiscono quale corredo esclusivo; gli strumenti musicali e le cornucopie fiorite degli Angeli, che attorniano la Madonna col Bimbo e i tradizionali attribuiti che identificano gli episodi salienti della vita dei Santi o gli strumenti con i quali essi sono stati martirizzati.
Questi elementi rispecchiano quanto trasmesso dalla tradizione agiografica, tratta in particolare dal testo della "Legenda Aurea" scritta negli anni 60 del XIII secolo da Jacopo da Varagine, frate domenicano e vescovo di Genova.
Fra i Santi raffigurati si notano, Apollonia martire, che regge in mano le tenaglie, con le quali le hanno cavato i denti; Agata che regge un vassoio sul quale appaiono i seni recisi durante il martirio; Lucia con vicino un braciere ardente e la spada che le squarciò la gola; ai piedi di Margherita di Antiochia il demone in forma di drago ormai addomesticato ai suoi piedi; Nicola che regge tre sfere d'oro simbolo dei miracoli da lui operati e il titolare della Chiesa S. Bartolomeo che mostra il coltello con il quale venne scuoiato.

Tratto dalla didascalia a lato altar maggiore di S. Bartolomeo degli Armeni






































P.D. Cambiaso - La Ricreazione dei Filippini




La "Ricreazione dei Filippini"  da "Aspetti di Genova nelle Vedute di P.D. Cambiaso" di P.D.Patrone & G.L. Blengino.
Una veduta fin troppo nota , ma la pubblico ugualmente per "dovere di cronaca".
Si tratta della Ricreazione dei Filippini e dei resti della chiesa di S. Michele ripresi da nord. (acquarello a seppia).

Vediamo ruderi della chiesa di S.Michele, in parte già demolita per la costruzione della cinta difensiva verso il 1536. All'epoca del dipinto non era più officiata e ne rimanevano in piedi solo absidi e transetto.
Fu in seguito definitivamente distrutta, con tutto il bastione di San Michele che la sosteneva per l'ampliamento della Stazione principe.
Andò così perduta anche l'adiacente Ricreazione dei Filippini

da "Aspetti di Genova nelle Vedute di P.D. Cambiaso" di P.D.Patrone & G.L. Blengino.


Sempre di P.D. Cambiaso, questa volta un olio su tela che mette in maggiore evidenza i resti della chiesa di S. Michele rispetto alla Ricreazione dei Filippini.

da "Aspetti di Genova nelle Vedute di P.D. Cambiaso" di P.D.Patrone & G.L. Blengino.



I Filippini officiavano la chiesa di San Filippo Neri, in via Lomellini, dove avevano anche il loro Oratorio  che accoglieva e rieducava ragazzi sbandati. 

La "ricreazione" era il luogo dove si svolgevano le attività all'aperto dell'Oratorio

Il progettista della "ricreazione",  Haffner fu un artista tedesco naturalizzato bolognese, appartenente al 3° ordine dei padri Filippini, non ordinato (praticamente volontario) "quadraturista" e "frescante", che lavorò anche alle decorazioni pittoriche di palazzo Rosso