mercoledì 4 marzo 2020

Genova ed il monumento a Napoleone.






Ancora una volta ospitiamo uno scritto di Fulvio Maiocco che continua ad onorarci affidandoci la diffusione dei suoi lavori.  Se va avanti così diventeremo anche editori...  (faccina che ride).

Questa volta si tratta della (breve) storia del monumento che i genovesi avevano eretto, in piazza Acquaverde, in onore di Napoleone Bonaparte, Diciamo "breve"  storia non perchè Maiocco ci spenda poche parole... ma perchè  l'opera stessa (il monumento) ha avuto vita breve.

Ma diamo la parola a Fulvio e leggiamo con voi.




L’antefatto è costituito dall’abbattimento e distruzione da parte di una folla inferocita nel pomeriggio del 14 giugno 1797 delle due colossali statue dei D’Oria poste sui piedistalli ai lati  della scalinata di Palazzo Ducale, e oggi disadorni.  


 
Quella data segnò la fine della secolare Repubblica di Genova e la nascita della Repubblica Democratica Ligure. Le due statue secondo i più accesi giacobini rappresentavano i simulacri dell’oligarchia aristocratica che aveva governato fino ad allora.   
 
Ricostruzione recente degli originali in resina


Il ministro Faipoult, rappresentante della Repubblica Francese a Genova, comunicò con baldanza a  Napoleone Bonaparte, comandante dell’Armata d’Italia in quei giorni a Montebello, quanto era avvenuto, ma il Generale deprecò il gesto e offrì di contribuire personalmente affinché le statue tornassero al loro posto; proposito impossibile da realizzare poiché ridotte in pezzi.

Resti delle statue attualmenti ricomposti al Ducale



Dalla necessità di rimpiazzare le statue sui due piedistalli ai lati dello scalone di Palazzo, non più Ducale, ma Nazionale nacque l’idea di dedicarne una al Generale corso. 



Nel seguito per brevità mi limiterò a sintetizzare le vicende che portarono alla realizzazione a Genova di un monumento dedicato a Napoleone I, rimandando i lettori per ulteriori approfondimenti agli articoli che ho pubblicato sul “Gazzettino Sampierdarenese” alla voce “Storia di statue a Palazzo Ducale” sui numeri di febbraio-marzo-aprile-maggio-giugno e ottobre 2019 disponibili on-line sul sito del Gazzettino nella sezione “Archivio”. Fu necessario attendere il 1802 perché fosse bandito un concorso per due statue monumentali da erigere sui piedistalli di Palazzo Nazionale e dedicate, su mozione del senatore Girolamo Serra, a Cristoforo Colombo e al Primo Console Napoleone Bonaparte. Il decreto del Senato Ligure pubblicato su “La Gazzetta Nazionale della Liguria” nel settembre 1802, fu seguito nel dicembre dello stesso anno dalle istruzioni per gli artisti partecipanti. Le due statue dovevano avere altezza pari alle precedenti (dieci piedi e mezzo) e la scadenza del bando fu fissata al 30 giugno 1803. La Commissione giudicatrice ricevette ben quattordici modelli, sei di Colombo e otto di Bonaparte, e nel novembre 1803 così decretò: per la statua di Napoleone non era stato approvato nessun modello per cui fu rinnovato il concorso nel gennaio del 1804, mentre per quella di Colombo fu scelto il bozzetto presentato dallo scultore genovese Nicolò Traverso, ma la realizzazione posticipata fino a quando non fosse stata scelta l’altra statua. Nel frattempo Napoleone da Primo Console era diventato Imperatore dei francesi, perciò nel gennaio 1805 si pensò di affidare allo scultore torinese Giovanni Battista Comollli la realizzazione in tutta fretta di una statua del novello imperatore, ma si era atteso di nuovo troppo. Il 4 giugno 1805 infatti Bonaparte a Milano accettò il voto di annessione della Liguria all’Impero francese, divisa in tre dipartimenti: Genova, Montenotte e Appennini. Il ministro dell’interno Champagny  giunse a Genova il 9 giugno 1805 con pieni poteri per attuare l’annessione della Liguria e due mesi dopo Napoleone giunse in visita a Genova con Giuseppina, già ospite in passato della nostra città.



Nel gennaio1806 il consiglio municipale approvò la proposta di Agostino Pareto primo Maire (sindaco) di Genova, di erigere una statua marmorea dell’imperatore in una delle principali piazze cittadine e la delibera fu accolta con entusiasmo dall’Arcitesoriere Le Brun. 




Fu deciso di affidare l’incarico allo scultore genovese Nicolò Traverso, già vincitore del concorso per quella di Colombo. 



 
L’artista realizzò due modelli. Il primo, non approvato, raffigurava Napoleone seduto sul trono con l’abito cerimoniale e il manto imperiale, il capo coronato d’alloro, le braccia appoggiate alla spada e allo scettro. Il bozzetto in cera alto una trentina di centimetri è giunto fino a noi ed è conservato al Museo del Risorgimento di Genova. Il bozzetto di Traverso fu quasi certamente ispirato al quadro “Napoleone I sul trono imperiale” (olio su tela, 260×163 cm., noto anche come “Sua maestà

l'imperatore dei francesi sul suo trono”) dipinto nel 1806 dal pittore francese Jean Auguste-Dominique Ingres, attualmente esposto al Musée de l'Armée di Parigi.




Il secondo modello approvato dalla committenza e andato perduto, sebbene molto criticato per la foggia da imperatore romano e la scarsa plasticità dell’opera, ebbe a mio giudizio due fonti d’ispirazione distinte, una per il corpo e l’altra per la testa, ricomposte da Traverso in un’unica  opera. Il corpo, eccettuata appunto la testa, è la copia quasi identica della statua di Giulio Cesare scolpita da Nicolas Coustou nel 1696 per i giardini delle Tuileries e oggi conservata al Louvre. Il panneggio nell’opera di Coustou da quel movimento che manca alla statua del Traverso e maschera la poco plastica posizione della gamba, oggetto all’epoca di forti critiche.





Traverso ricavò il modello per la testa della statua da uno schizzo del pittore Morro di una delle più famose effigi di Napoleone, opera di Antonio Canova. Nel 1802 infatti lo scultore di Possagno, novello Fidia e massimo rappresentante del Neoclassicismo, fu invitato in Francia per realizzare un ritratto del primo console della Repubblica in previsione di un monumento celebrativo a lui dedicato. Canova nel corso di cinque sedute di posa realizzò un bozzetto in argilla del busto in divisa del futuro imperatore, che modificò per la realizzazione della statua di “Napoleone in veste di Marte Pacificatore” (l’originale è a Londra nella dimora di Lord Wellington, mentre una copia in bronzo si trova nel cortile dell’Accademia di Brera) spogliandolo della divisa e piegando il capo da un lato con il volto leggermente inclinato verso il basso, i lineamenti marcati e lo sguardo racchiuso in un gioco d’ombre. Il busto più volte replicato dal 1803 divenne in breve una delle più famose effigi di Napoleone. 





Queste le fonti di ispirazione per Traverso, che, va sottolineato, fu un eccellente scultore. Ritengo perciò che l’unica immagine esistente del monumento di Napoleone, ovvero l’incisione di Domenico Del Pino definita già all’epoca poco pregevole, non renda pienamente giustizia all’opera, purtroppo distrutta, ed al suo autore. Nel giugno 1807 fu stipulato il contratto con Traverso che si impegnò a consegnare la statua in marmo bianco di Carrara, alta dieci palmi (3,75 m), entro il 1809. Il blocco di marmo, consegna prevista ad ottobre 1807, giunse a Genova quattro mesi dopo. Traverso si mise subito all’opera, ma sorse il problema della collocazione della statua. La scelta cadde su Piazza Acquaverde, poiché Piazza del Principe, a ridosso delle Mura, era poco scenografica. La statua doveva ergersi “in quella parte della piazza che si estende al basso fra le due scalee della Visitazione, sarà così visibile dal porto e posta subito all’ingresso della città”. La realizzazione del basamento composto “da gradini e piedistallo in marmo bianco di Carrara con ornamenti e bassorilievi nelle quattro facciate, recintato da pilastrini di marmo uniti da sbarre di ferro (poi sostituiti da catene)” fu affidata al marmista Francesco Montebruno su progetto dell’architetto civico Gaggini.



Arrivati i marmi per il Montebruno, iniziarono gli scavi delle fondamenta in Piazza Acquaverde notificati al prefetto barone Bourdon de Vatry, che dichiarò la sua contrarietà ad una collocazione così periferica e suggerì di erigere la statua di Colombo in vista del porto (come poi avvenne), mentre per Bonaparte propose di abbattere la cortina davanti a Palazzo Nazionale e ricavarne una

piazza (anche questo avvenne mezzo secolo dopo) con al centro la statua dell’imperatore. Chiese infine che la statua almeno sorgesse al centro di Piazza Acquaverde, ma anche questa richiesta fu disattesa. Nel gennaio 1810 Traverso terminò la statua, che fu posta sul basamento il 20 aprile dello stesso anno. 



1810 ca  - Genova sotto l'imparo francese - Ambrose Louis Garneray Acquatinta



Non restava che l’inaugurazione e quale data migliore del 22 aprile 1810, giorno del matrimonio di Napoleone con Maria Luisa d’Austria. In tale occasione l’Imperatore decretò che 6.000 militari in congedo, reduci almeno da una campagna di guerra, avrebbero sposato altrettante ragazze del loro paese alle quali, a spese dello Stato, sarebbe stata assegnata una dote di 600 franchi, e dieci di questi matrimoni toccarono a Genova. Alle 18,30 del 21 aprile tutte le campane della città diedero l’annuncio del festoso evento accompagnate dalle salve di cannone delle artiglierie del Presidio di mare e di terra. Le facciate delle case furono illuminate ed archi luminosi innalzati nelle strade. La celebrazione iniziò alle sei del mattino con una distribuzione a 306 famiglie indigenti di beni e denaro, seguita da una somministrazione di pane e vino ai poveri della città nella Loggia di Banchi. Alle ore 10 tutte le autorità civili e militari presenziarono al matrimonio civile dei dieci militari nella Mairie, benedetto poi in San Lorenzo. Il corteo delle autorità e dei cittadini si spostò in Piazza  Acquaverde, dove avvenne l’inaugurazione del monumento all’Imperatore, alto in totale nove metri. Furono innalzati due alberi della cuccagna, uno in Fontane Amorose e l’altro davanti all’ospedale di Pammattone; la festa proseguì fino a notte con canti, balli, e luminarie. Una sentinella fu posta a guardia della statua ed impedire che fosse asportata legna dagli alberi piantati per darle un degno coronamento.






Nel 1814 l’epopea napoleonica stava per giungere al termine. L’esito disastroso della campagna di Russia, l’occupazione di Parigi da parte delle truppe della coalizione e la notizia dell’imminente abdicazione dell’imperatore non tardarono a far sentire i loro effetti anche a Genova. La flotta inglese era già al largo del porto in attesa di ricevere la resa delle truppe, che, al comando del Fresia, si erano ritirate nelle fortificazioni attorno alla città.



La resa tardava a concludersi, così fu il terrore di un nuovo terribile assedio, come quello già sofferto nel 1800, che spinse una folla di popolo verso Piazza Acquaverde per abbattere il simulacro dell’imperatore. Attorno al collo della statua furono legate delle funi e a forza di braccia fu abbattuta al suolo. La testa trascinata per le strade e ridotta ad un ammasso informe fu gettata in mare in vista delle navi inglesi, che dal largo seguivano con i cannocchiali il tumulto. Lo scultore Traverso, a cui la statua non era mai piaciuta, avvertito dell’accaduto si limitò ad esclamare: “Han fatto bene”. Un capolavoro del Traverso lo possiamo ammirare nella chiesa del Carmine ed è il gruppo marmoreo della “Gloria di Sant'Agnese”, che l'artista realizzò nel 1791 per la sua chiesa parrocchiale, poi demolita.





L’armistizio con le autorità britanniche fu concluso e all’Acquaverde rimasero i resti del basamento, demolito anch’esso pochi giorni dopo. Sulle stesse fondamenta, nel 1846, il governo sabaudo pensò dapprima di erigere la statua di Vittorio Emanuele I, opera di Giuseppe Saggini, che fu invece collocata a Torino davanti alla chiesa della Gran Madre, e poi quella di Cristoforo Colombo, come suggerito mezzo secolo prima dal prefetto Bourdon de Vatry, iniziata nel 1846 e terminata nel 1857, alla quale lavorarono ben otto diversi scultori, dei quali tre deceduti in corso d’opera, vicenda che contribuì a creare un alone nefasto attorno ad essa. 







Bibliografia:


Tommaso Pastorino, Il monumento di Napoleone I a Genova, Rivista Municipale “Genova” n.2 febbario 1934, pagg. 97-116
Stefano Rebaudi, Le statue dinnanzi la facciata di Palazzo Ducale in Genova, Società Ligure di Storia Patria Biblioteca digitale 2012

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